Cultura
della crisi
– Non è critica ma masochista. Le nazioni possono perdere i loro equilibri
“naturali”. Tradizionali, storici, culturali, “istintivi”, per effetto delle
crisi economiche e sociali. Il caso tedesco non è un’eccezione tedesca - il
fallimento della repubblica di Weimar. David Rousset, l’autore de “L’univers
concentrationnaire”, sui lager tedeschi durante la guerra nei quali fu
rinchiuso, mette sull’avviso subito dopo:
“L’odio insensato che presiede e
comanda tutte queste imprese (la criminalità del lager, n.d.r.) è fatto dello spettro di tutti i rancori, di tutte
le ambizioni meschine deluse, di tutte le invidie, di tutti i dispiaceri
generati dalla straordinaria decomposizione delle classi medie tedesche tra le
due guerre. Pretendere di scoprirvi gli atavismi di una razza, è precisamente
fare eco alla mentalità SS.
“Ogni catastrofe economica, ogni crollo
finanziario, e pezzi interi della società tedesca si sbriciolano. Dozzine di migliaia di persone sono strappate
alle forme di esistenza tradizionali ch sono fisicamente le loro e condannati a
una morte sociale che è avvilimento e tortura per loro. Il cadavere delle credenze, l’ossessione dei
confort defunti, gli orizzonti intellettuali più stabili rovesciati, non resta che una straordinaria nudità fatta
di rabbia impotente, di litigiosità criminale affamata di vendette e di
rivincite”.
Digitale –“Lo
spaventoso regno dove le parole hanno sostituito i fatti” ossessionava già
Gogol. È paura atavica – metafisica, a prescindere dai fatti?
Giallo – Eternizza
Seneca e la “Medea”, vv. 500 segg., dove ella confronta Giasone. “Cui prodest scelus, is fecit”.
Seneca
ebbe più fortuna di Cicerone, che l’aveva preceduto col “Cui bono?” di varie
arringhe: essendo un politico Cicerone è ritenuto anche lui condannabile
(sospetto). Il giallo dev’essere accusatorio.
È
la rivincita dell’invidia, anche là dove è “paziente” – sofferente, vittima. In
Chandler per esempio.
Si
vuole biblico – Del Buono ne ha fatto un’antologia che parte dal “Genesi”. Ma è
prodromo del giustizialismo: il detective come il giudice sente il colpevole, e su questo costruisce l’accusa - organizza la
caccia, preordina l’azione.
Nella
Bibbia si potrebbe fare risalire a Daniele, “esperto nel dare spiegazioni e
sciogliere enigmi”. Anche lui però – Daniele è “Dio giudica” – preordinato.
Indizi – Non portano in
nessun luogo, se non per l’effetto sorpresa. – che è ben l’effetto della
narrazione storica, per quanto storicizzata, ma ininfluente sulla giustizia. Ne
è paradigma, tra i tanti, “La regia occulta”, di Giorgio Galli, un politologo,
cioè uno scienziato politico. Che ha ragione della “razionalità” – “ha
ragione”, cioè sconfigge, batte, fa a pezzi.
Ci
sono, si sono fatti, almeno trecento “Shakespeare”, tutti fortemente indiziati,
e un numero incalcolabile di Omeri e Ulissi, dove “tutto combacia
perfettamente” - Ulisse paradossalmente si vuole sia stato dappertutto nel
mondo, eccetto che nel Mediterraneo. Ma senza ombra di verità.
Le
detective story li ha intronizzati,
prima che gli storici e i Carabinieri. Ma gli indizi non esistono, non come
segni di colpa. Casuali e polivalenti. Anche nelle anamnesi: Nanni Moretti in “Caro
Diario” ridicolizza i medici perché non hanno tenuto conto dei sintomi, gli “indizi”,
ma in realtà hanno sbagliato perché ne hanno tenuto conto. Sherlock Holmes,
Poirot, e gli altri eponimi della detective
story sono simpatici, e risolvono, non perché trovano gli indizi ma perché
li inventano, partendo da personalità e punti di vista eccentrici. Sherlock
Holmes e Poirot prosperano moltiplicando l’inverosimile, per il suo aspetto
romanzesco.
Populismo – È uno dei pilastri dell’Eccezione Americana,
nella formazione storica degli Stati Uniti, e nella sintesi di Seymour Martin
Lipset- l’autore di “L’uomo e la politica”, e di
tanti studi sulle rivolte studentesche di fine anni 1960, nonché di un “Why
Socialism failed in the United States” - in “American Exceptionalism: a
Double-Edged Sword”, 1996: “L’ideologia della nazione può essere descritta in
cinque parole: libertà, egualitarismo, individualismo, populismo, e laissezfaire”.
Distinta dal conservatorismo, dal “comunitarismo statale” unificante, dal mercantilismo,
dall’aristocraticismo di altre formazioni sociali similari – le europee.
Questo nel
quadro di un’organizzazione costituzionale peculiare, dogmatica: “Nati da una
rivoluzione, gli Stati Uniti sono un paese organizzato attorno a un’ideologia
che include un insieme di dogmi sulla natura di una buona società”. C’è un “americanismo”,
“un «ismo» o ideologia nello stesso modo che il comunismo o il fascismo o il liberalismo
sono ideologie”. Citando Chesterston: “L’America è il solo paese al mondo fondato
su un credo. Quel credo è definito con lucidità dogmatica e anche teologica
nella Dichiarazione di Indipendenza”.
Il
fondamento del credo è, analogo ai Radicali in Gran Bretagna, quello dei Jeffersoniani
tra i padri fondatori. Che poi trasmigrerà tra i Democratici, ma non esclude i
Repubblicani. Dell’interesse medio, che non guarda ai ricchi e non si organizza
sui poveri. È l’aspetto che aveva colpito Tocqueville fin dall’inizio di “La democrazia
in America” e a cui va fatto risalire la connotazione populista del sistema
politico e costituzionale americano: l’interesse convergente di quelli che oggi
si chiamano i ceti medi nell’organizzazione dello Stato, peculiare agli Stati
Uniti, tra i “non ricchi” e i “non poveri”. Per essere una democrazia, si
direbbe, piccolo borghese.
Il
concetto è ribadito nel 1906 da H.G.Wells, un antipatizzante, in “The Future in America: A Search After
Realities”: “Essenzialmente l’America è una classe media diventata una
comunità, e così i suoi principali problemi sono i problemi di una moderna
società individualistica, forti e chiari”. E specificava: “I due grandi partiti
politici in America rappresentano un solo partito inglese, il partito medio
borghese Liberale”, senza Conservatori, e senza Laburisti. Del vecchio spirito
liberale settecentesco, che era contro la nobiltà e i privilegi acquisiti, ma anche
“contro le restrizioni sugli affari: il suo spirito era essenzialmente anarcoide - l’antitesi del Socialismo.zeulig@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento