venerdì 11 gennaio 2019

Secondi pensieri - 373

zeulig


Cultura della crisi – Non è critica ma masochista. Le nazioni possono perdere i loro equilibri “naturali”. Tradizionali, storici, culturali, “istintivi”, per effetto delle crisi economiche e sociali. Il caso tedesco non è un’eccezione tedesca - il fallimento della repubblica di Weimar. David Rousset, l’autore de “L’univers concentrationnaire”, sui lager tedeschi durante la guerra nei quali fu rinchiuso, mette sull’avviso subito dopo: 
“L’odio insensato che presiede e comanda tutte queste imprese (la criminalità del lager, n.d.r.) è fatto dello spettro di tutti i rancori, di tutte le ambizioni meschine deluse, di tutte le invidie, di tutti i dispiaceri generati dalla straordinaria decomposizione delle classi medie tedesche tra le due guerre. Pretendere di scoprirvi gli atavismi di una razza, è precisamente fare eco alla mentalità SS.
“Ogni catastrofe economica, ogni crollo finanziario, e pezzi interi della società tedesca si sbriciolano.  Dozzine di migliaia di persone sono strappate alle forme di esistenza tradizionali ch sono fisicamente le loro e condannati a una morte sociale che è avvilimento e tortura per loro.  Il cadavere delle credenze, l’ossessione dei confort defunti, gli orizzonti intellettuali più stabili rovesciati,  non resta che una straordinaria nudità fatta di rabbia impotente, di litigiosità criminale affamata di vendette e di rivincite”. 

Digitale –“Lo spaventoso regno dove le parole hanno sostituito i fatti” ossessionava già Gogol. È paura atavica – metafisica, a prescindere dai fatti?

Giallo – Eternizza Seneca e la “Medea”, vv. 500 segg., dove ella confronta Giasone. “Cui prodest scelus, is fecit”.
Seneca ebbe più fortuna di Cicerone, che l’aveva preceduto col “Cui bono?” di varie arringhe: essendo un politico Cicerone è ritenuto anche lui condannabile (sospetto). Il giallo dev’essere accusatorio.
È la rivincita dell’invidia, anche là dove è “paziente” – sofferente, vittima. In Chandler per esempio.

Si vuole biblico – Del Buono ne ha fatto un’antologia che parte dal “Genesi”. Ma è prodromo del giustizialismo: il detective come il giudice sente il colpevole, e su questo costruisce l’accusa - organizza la caccia, preordina l’azione.
Nella Bibbia si potrebbe fare risalire a Daniele, “esperto nel dare spiegazioni e sciogliere enigmi”. Anche lui però – Daniele è “Dio giudica” – preordinato.

Indizi – Non portano in nessun luogo, se non per l’effetto sorpresa. – che è ben l’effetto della narrazione storica, per quanto storicizzata, ma ininfluente sulla giustizia. Ne è paradigma, tra i tanti, “La regia occulta”, di Giorgio Galli, un politologo, cioè uno scienziato politico. Che ha ragione della “razionalità” – “ha ragione”, cioè sconfigge, batte, fa a pezzi.
Ci sono, si sono fatti, almeno trecento “Shakespeare”, tutti fortemente indiziati, e un numero incalcolabile di Omeri e Ulissi, dove “tutto combacia perfettamente” - Ulisse paradossalmente si vuole sia stato dappertutto nel mondo, eccetto che nel Mediterraneo. Ma senza ombra di verità.
Le detective story li ha intronizzati, prima che gli storici e i Carabinieri. Ma gli indizi non esistono, non come segni di colpa. Casuali e polivalenti. Anche nelle anamnesi: Nanni Moretti in “Caro Diario” ridicolizza i medici perché non hanno tenuto conto dei sintomi, gli “indizi”, ma in realtà hanno sbagliato perché ne hanno tenuto conto. Sherlock Holmes, Poirot, e gli altri eponimi della detective story sono simpatici, e risolvono, non perché trovano gli indizi ma perché li inventano, partendo da personalità e punti di vista eccentrici. Sherlock Holmes e Poirot prosperano moltiplicando l’inverosimile, per il suo aspetto romanzesco.

Populismo – È uno dei pilastri dell’Eccezione Americana, nella formazione storica degli Stati Uniti, e nella sintesi di Seymour Martin Lipset- l’autore di “Luomo e la politica”, e di tanti studi sulle rivolte studentesche di fine anni 1960, nonché di un “Why Socialism failed in the United States” - in “American Exceptionalism: a Double-Edged Sword”, 1996: “L’ideologia della nazione può essere descritta in cinque parole: libertà, egualitarismo, individualismo, populismo, e laissezfaire”. Distinta dal conservatorismo, dal “comunitarismo statale” unificante, dal mercantilismo, dall’aristocraticismo di altre formazioni sociali similari – le europee.
Questo nel quadro di un’organizzazione costituzionale peculiare, dogmatica: “Nati da una rivoluzione, gli Stati Uniti sono un paese organizzato attorno a un’ideologia che include un insieme di dogmi sulla natura di una buona società”. C’è un “americanismo”, “un «ismo» o ideologia nello stesso modo che il comunismo o il fascismo o il liberalismo sono ideologie”. Citando Chesterston: “L’America è il solo paese al mondo fondato su un credo. Quel credo è definito con lucidità dogmatica e anche teologica nella Dichiarazione di Indipendenza”.
Il fondamento del credo è, analogo ai Radicali in Gran Bretagna, quello dei Jeffersoniani tra i padri fondatori. Che poi trasmigrerà tra i Democratici, ma non esclude i Repubblicani. Dell’interesse medio, che non guarda ai ricchi e non si organizza sui poveri. È l’aspetto che aveva colpito Tocqueville fin dall’inizio di “La democrazia in America” e a cui va fatto risalire la connotazione populista del sistema politico e costituzionale americano: l’interesse convergente di quelli che oggi si chiamano i ceti medi nell’organizzazione dello Stato, peculiare agli Stati Uniti, tra i “non ricchi” e i “non poveri”. Per essere una democrazia, si direbbe, piccolo borghese.
Il concetto è ribadito nel 1906 da H.G.Wells, un antipatizzante, in “The Future in America: A Search After Realities”: “Essenzialmente l’America è una classe media diventata una comunità, e così i suoi principali problemi sono i problemi di una moderna società individualistica, forti e chiari”. E specificava: “I due grandi partiti politici in America rappresentano un solo partito inglese, il partito medio borghese Liberale”, senza Conservatori, e senza Laburisti. Del vecchio spirito liberale settecentesco, che era contro la nobiltà e i privilegi acquisiti, ma anche “contro le restrizioni sugli affari: il suo spirito era essenzialmente anarcoide  - l’antitesi del Socialismo.

zeulig@antiit.eu

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