Venticinque
elzeviri brevi. Con gli inevitabili snobismi. Elizabeth Barrett Browning è la
prima poetessa al mondo, dopo Saffo. L’abbigliamento maschile ideale è quello
del Seicento, “infinitamente superiore a qualsiasi abbigliamento successivo, e
non credo superato da alcun tipo di abbigliamento precedente”. Whistler, il
pittore, è deriso a più riprese non si capisce per quale motivo. Ma già con la
grazia che poi sarà del semiologo – di Eco, del Barthes delle “Mitologie”. Sui
modelli dei pittori. Sugli oggetti vestimentari che Whistler propone a modelli.
Col culto di Keats, della bellezza che è verità, al cimitero romano degli
Inglesi – un raro reportage su Roma all’Ostiense, con la Piramide Cestia e
tutto. La verità subito notata dell’America, le città “inesprimibilmente
noiose”, e la politica a Washington come “la vita politica di una sacrestia di
provincia”, salvando giusto “il Far West con i grizzly e i cowboy selvaggi”. Con suggerimenti che gli stilisti
trovano ancora utili, sull’abbigliamento femminile e su quello maschile.
Con
applicazione anche, benché all’apparenza poco wildiana. Le pulci alla
traduzione di Balzac, riscontrata sull’originale. Yeats subito scoperto. O Turgenev,
Dostoevskij e Tolstòj perfetti, in comparazione, in poche righe, in una
recensione, breve a “Umiliati e offesi”: “Spietato come artista” (“non spiega
mai i suoi personaggi”, che “ci sorprendono sempre” e “sempre ci sfuggono”),
“Dostoevskij uomo è ricco di umana pietà per tutti, per quanti fanno il male e
per quanti ne sono vittime”.
Una celebrazione dell “importanza
essenziale dell’elemento voluttuoso nell’arte”. Estenuato: “Il
punto in cui noi della nuova scuola ci siamo allontanati dagli insegnamenti di
Ruskin” – pur “maestro della conoscenza di ogni esistenza nobile e della saggezza
di ogni cosa spirituale” – “in modo definitivo, e diverso e decisivo”.
Oscar
Wilde, Autobiografia di un dandy,
Casini, remainders, pp. 240, ril. € 5
Rusconi,
pp. 220 € 12
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