Una buffonata – si dice commedia
all’italiana, ma è propro una commedia dell’arte, con i ruoli fissi dei buffoni.
Vivace e divertente, sulla storia come avrebbe potuto essere e a un certo punto
non è più – la storia ha questa caratteristica, di mutare in continuazione. Su
un pretesto perfino semplice: una rimpatriata fra tre compagni di scuola
cresciuti sfigati, che vivacchiano tra mogli renitenti (Gassman), suoceri schiavisti
(Gianmarco Tognazzi), e infingardaggine (Giallini), finiscono nel mondo della
Banda della Magliana che provavano a mettere in vendita come itinerario
turistico. Dal 2018 sono catapultati per
caso, spinti da un quarto compagno, quello intelligente e inventivo (il regista
Buno si è riservato il ruolo), per troppa immedesimazione col lor tema
turistico, nel 1982.
È l’estate del Mondiale di Spagna,
i nostri sanno i risultati, vincono al totonero, convincono Renatino, capo della
Magliana, ne diventano gli eroi. Si approprieranno anche del tesoro della banda,
ci provano, custodito a sant’Apollinare, e torneranno infine alla vita vera di
ogni giorno. Ma hanno vissuto un’esperienza indimenticabile. Senza morale – che
sarebbe: meglio la Magliana che niente. E tuttavia si ride.
È come per il ritorno di
Mussolini: lo spazio-tempo circolare, einsteiniano, consente molte sorprese.
Massimiliano Bruno, Non ci resta che il crimine
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