mercoledì 20 febbraio 2019

Il piacere redime più di una confessione mal fatta

È stata, anche, la ragazza di Quasimodo - “che mi tradiva, seppure solo a voce, con alter donne”, parlava solo di sé, e le dava “laute mance”. La poetessa Merini prima dell’internamento amava molto i poeti. Soprattutto Manganelli. Ma a Quasimodo rimase affezionata, lo difende ancora nelle  ultime pagine. E non fa mancare “L’anima di Manganelli”, già di altre raccolte: “Il monarca degli dei” che di più resta nel cuore di Alda, meritandosi una commediola in versi. C’è Vivian Lamarque, “preziosa fatina dei nostri giorni”.
Una professione sempre di fede povera, diretta: “Il cuore è sempre pronto a salire sul tram del desiderio”. Da anti-freudiana semplice: “Il piacere redime più di una confessione mal fatta, o fatta senza volontà di convertirsi”. E molta amarezza. L’internamento “preferito al divorzio condannato dalla chiesa”, e “senza costi”. Da parte di un marito che se ne sbarazzava così a buon mercato. Azionato dai “comunisti”, da “cretini braccianti che abitavano su Naviglio, da parenti analfabeti di mio marito che diede loro retta per tenere alto il linguaggio del lavoratore”.
Una delle prime uscite di Merini rinata vent’anni fa, riscoperta e aiutata da Benedetta Centovalli. Con riprese di testi variamente dispersi.
Alda Merini, Lettere a un racconto, Bur, pp. 142 € 11

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