Africa – È il continente dei presidenti a vita, con poche eccezioni
(forse la sola Nigeria, dove le elezioni sono “regolari”), fra i suoi cinquantaquattro
paesi. Di dittature di fatto, anche se fra elezioni periodiche. Teodoro Nguema
Mbasogo gestisce la Guinea Equatoriale dal 1979. Dos Santos, il presidente
dell’Angola, che si è dimesso nel 2017, viene secondo nella durata, 48 anni,
avendo preso la presidenza nel 1979, alla morte di Agostinho Neto, il leader
dell’indipendenza del paese. Paul Bia, in carica a capo del Camerun dal 1975,
viene terzo, con 44 anni. Gheddafi è stato il quarto più longevo in carica, dal
1969 al 2011, 42 anni. Seguito da Omar Bongo, Gabon, con solo qualche giorno in
meno, dal 1967 fino alla morte nel 2009. Eyadéma segue in settima posizione, 38
anni di presidenza del Togo, dall’indipendenza nel 1967 alla morte nel 2005.
Fra i viventi, dopo Mbasogo vengono:
Yoweri Museveni che gestisce l’Uganda dal 1986 – 33
anni
Omar Hassan el Bashir il Sudan dal 1989
Isaias Afewerki l’Eritrea dal 1991
Un campionario di altre lunghe durate:
Sékù Touré, dal 1958 al 1984 (deposto). Succeduto
da Lansana Konté, dal 1984 alla morte nel 2006
Léopold Sédar Senghor, Senegal, 1960-1980
(ritiro)
Félix Houphouët-Boigny, Costa d’Avorio, 1960-1993 (morte)
Dawda Jawara, Gambia, 1962-1994 (deposto)
Il dr. Hastings Banda, Malawi 1963-1994 (sconfitta
elettorale)
Julius Nyerere, 1964-1985 (ritiro)
Kenneth Kaunda, 1964-1991(ritiro)
Mobutu Sese Seko, Congo-Zaire, 1965-1997
(deposto, malato terminale). Dopo di lui altri ci hanno tentato, con diversa fortuna, ma mai per il bene del paese: la attuale Repubblica Democratica del Congo sopravvive fra un centinaio di gruppi armati che si fronteggiano.
Mussa Traoré, Malì, 1968-1991 (deposto)
Siad Barre (Somalia), 1969-1991 (deposto)
Abdu Diouf, Senegal, 1970-2000 (ritiro)
France-Albert René, Seychelles, 1976-2004 (dimissioni)
Hassan Aptidon (Gibuti),1977-1999 (lascia la
presidenza al nipote Guellez)
Daniel Arap Moi (Kenya), 1978-2002 (ritiro).
Robert Mugabe (Zimbabwe), 1980-2017 (deposto)
Hosni Mubarak, Egitto, 1981-2011 (deposto) –
prima di lui Gamal Abdel Nasser, 2956-1970 (morto)
Jerry Rawlings (Ghana), 1981-2001 (ritiro)
Blaise Compaoré, Burkina Faso, 1987-2014
(deposto)
Ben Alì, Tunisia, 1987-2011(deposto)
Molti sono stati deposti dopo pochi anni di dittatura.
Nel Ciad Hissène Habré, presidente dal 1982al 1990,
è stato deposto da un colpo di Stato democratico. Idriss Déby, l’autore del
colpo di Stato contro il dittatore Habré, è rimasto a capo del Ciad
ininterrottamente dal 1990 a oggi.
Distensione- S’intende tra Est e Ovest, tra l’Occidente e all’allora
mondo comunista, cioè la Russia, in atto dal 1954. Quell’anno le quattro potenze
ex alleate in guerra, più la Cina, si riunirono a Ginevra per cercare una
soluzione alla guerra in Corea, e alla rivolta nazionale in Indocina. Era il
primo incontro dopo l’avvio della guerra fredda nel 1946, presieduto dal
sovietico Molotov e da lord Eden, i ministri degli Esteri. Ne venne fuori l’assetto
che ancora perdura delle due Coree.
Il processo di distensione superò il 1956, la
crisi di Suez (la nazionalizzazione del Canale, l’intervento militare anglo-franco-israeliano,
e il finale intervento diplomatico americano a favore dell’Egitto e la
nazionalizzazione), e la rivolta dell’Ungheria, affrontata da Mosca con i carri
armati. Si svolgerà come “competizione pacifica” negli anni di Krusciov a Mosca,
protesi a “superare” gli Stati Uniti, nella scienza e la tecnologia, e perfino
nella produzione. Indenne a crisi anche acute, come quelle del 1956, e anche
guerre: la crisi dei missili a Cuba nel 1962, il Vietnam, Poznan e Praga nel
1968, l’occupazione sovietica dell’Afghanistan. Fino all’accordo del 1987 fra
Reagan e Gorbaciov, per la distruzione di 846 missili americani 1.846 russi. E l’accordo Che ora, dopo trent’anni, viene rimesso in gioco dalle due potenze.
L’accordo del 1987 era stato preceduto nel 1963
da un’intesa a tre, Usa, Urss e Gran Bretagna, non firmata da Francia e Cina, per
la messa al bando degli esperimenti nucleari nell’atmosfera. Con l’apertura
della linea rossa, un linea di comunicazione diretta fra Mosca e Washington, al
fine di prevenire malintesi e incidenti. Dieci anni dopo, nel 1972, Kissinger
concludeva con Mosca gli accordi Salt 1 e Abm, i sostanziali precedenti dell’accordo
del 1987, per la limitazione del numero e la potenze delle testate nucleari e
dei stsiemi di difesa antimissile – missili antimissili.
Francia – Il paese della rivoluzione ha un fondo conservatore, e anzi
reazionario: localistico, agrario, le “grandi famiglie” segrete. Le rivolte
sono sempre di destra, le jacqueries,
i sansculottes, e la sinistra non ha
mai governato, fino a Mitterrand. La sinistra è stata al potere in Francia in
due secoli e mezzo, poco meno, cinque volte. L’ultima con Hollande, che però
non si può dire di sinistra – non si può
dire di nessun colore. Prima di Hollande c’è stato Mitterrand, per due
presidenze, a partire dal 1981. Ma nei due secoli precedenti niente: quattro
mesi nel 1848, con un solo rappresentante peraltro, Louis Blanc, in posizione amministrativa,
di segretario del consiglio, in un governo la cui unica decisione fu di opporsi
alla riduzione del tempo di lavoro quotidiano. Due mesi nel 1870, e solo a
Parigi. E un anno nel 1936, col Fronte Popolare. Con Mitterrand la sinistra
ottenne nel 1981, per la prima volta nella storia della Francia parlamentare,
la maggioranza assoluta l’Assemblea – un’altra rivolta cieca, più che di
sinistra.
A un sondaggio nel 1986 sulle elezioni
legislative in calendario, un terzo dei francesi pensavano che l’elezione fosse
del presidente della Repubblica, un quarto che fosse un’elezione dei sindaci.
Due francesi su cinque non sapevano che erano elezioni a un solo turno.
In conversazione con Marguerite Duras nello stesso 1986 (“Le bureau
de poste de la rue Dupin e autres entretiens”) Mitterrand ricorda un sondaggio
nel primo dopoguerra “in un piccolo villaggio della Nièvre”, nella Borgogna
Franca Contea, al centro della Francia, che alla domanda “Sotto che regime siamo,
repubblica o monarchia?”, aveva avuto una risposta divisa, metà e metà.
Nella stessa conversazione Mitterrandi dice i
francesi conservatori per il fondo celta: “I francesi sogno galli, e i galli
erano contadini”. I contadini ora sono una infima minoranza, continua, “nemmeno
l’8 per cento della popolazione, ma è quell’8 per cento che ispira il modo
d’essere e di ragionare della maggioranza della popolazione”. Ma per lo steso
motivo anche litigiosi, pronti alle rivolte inconsulte, per un fondo tribale –
“ricordatevi Asterix.”.
Islam – L’Italia se ne proclamò protettrice, con Mussolini, nel
1934: riunendo la Cirenaica e la Tripolitania nella Libia, Mussolini si
proclamò protettore dell’Islam e del Profeta. I libici promosse a “mussulmani
italiani della quarta sponda d’Italia” - Italo Balbo, governatore della Libia,
darà nel 1939 la cittadinanza italiana a tutti i libici della costa. Da radio
Bari avviò una serie di programmi in lingua araba. Aprì a Tripoli una Scuola Superiore
di Cultura Islamica. Favorì con elargizioni e strutture ricettive il viaggio
alla Mecca. Restaurò o aprì scuole coraniche e moschee. Tre anni più tardi, il
20 marzo 1937, proclamato l’impero, si fece nominare Spada dell’Islam,
insignito dell’arma e del titolo, in una grande cerimonia nei pressi di Tripoli
– l’arma aveva fatto realizzare a Firenze, dalla ditta Picchiani e Barlacchi, e
se la portò alla Rocca delle Caminate, sua residenza estiva..
Il fascismo
ebbe anche larga eco e molto seguito nel mondo arabo. Il sostegno italiano all’islam
fu azionato in chiave antibritannica, e antifrancese. A Beirut portò alla
creazione delle Falangi Libanesi, che
ancora esistono. Notevole seguito ebbe nello Yemen, dell’imam Yahia. Forte fu l’influenza
sul movimento nazionalista in Egitto dei Fratelli Mussulmani di Hassan el
Banna. Nella guerra d’Africa, quando il maresciallo Graziani pensava di fare una passeggiata
fino al Cairo, nella capitale egiziana c’erano manifestazioni di
incoraggiamento, con invocazioni di Mussolini quale “Mussa Nili”, Mosè del
Nilo.
Sempre in chiave antibritannica, Mussolini ebbe
anche un rapporto privilegiato col Muftì di Gerusalemme Amin el Husseini, il
custode dei luoghi santi islamici, forte nazionalista, e con la famiglia reale
dell’Afghanistan. Con l’ultimo re Zaheri e, soprattutto, con suo cugino Mohammed
Daud, che vestiva in camicia nera e gambali. Lo stesso che nel 1973 rovescerà
il re, che in esilio verrà a Roma, e proclamerà la repubblica, col partito
Comunista.
Giancarlo Mazzucca, che con
Gianmarco Walch ha scritto un libro in tema, “Mussolini e i musulmani”, in
chiave aneddotica, dice l’infatuazione non politica, riportandola agli anni 1910
e a una “affettuosa amicizia” che il Mussolini direttore socialista dell’“Avanti!”,
avrebbe avuto con al giornalista Leda Rafanelli, “di fede musulmana”. Anche il
nome, dicono Mazzucca e Walch, lo legava all’islam: Mussolini da mussola, da
Mossul in Iraq – se non direttamente da mussulmano.
Leggi razziali
– Furono applicate con durezza in Italia, fino al
25 luglio 1943, e dopo, nel Centro_Nord con le leggi di Verona. Nei territori
occupati in guerra, invece, in Grecia e nella Francia meridionale, l’Italia si
oppose alla deportazioni tedesche, e non impedì agli ebrei di esercitare le
loro attività, compresi i commerci.
Gli italiani brava gente? Difendevano gli ebrei e
molti ne salvarono, ma anche accusavano e compravano al ribasso.
Victor Noir
– Il suo monumento funebre è il più frequentato
del Père Lachaise, il cimitero monumentale di Parigi. Nelle parti basse. Era un
giovane giornalista, antibonapartista, morto a 22 anni, il 12 gennaio 1870,
vittima di un colpo di pistola, all’improvviso e a bruciapelo, di Pierre
Bonaparte, il figlio di Luciano Bonaparte, quindi nipote di Napoleone – cugino
dell’imperatore in carica, Napoleone III. Noir era andato a casa sua con un
amico, quali padrini di un altro giornalista,
Pascal Grousset, che si riteneva diffamato da un articolo di Bonaparte e
lo sfidava a duello.
L’assassinio in casa del principe Bonaparte avviò
una serie di tumulti, che dureranno fino alla caduta di Napoleone III. Qualche
anno dopo, le spoglie di Victor Noir,quale simbolo delle virtù repubblicane,
furono trasferite al Père Lachaise. E un monumento funebre fu commissionato
allo scultore Aimé-Jules Dalou.Che lo raffigurò al naturale, in bronzo, come fu
trovato dopo il colpo mortale: la bocca aperta,i pantaloni slacciati, gonfiati
da un’erezione.
È questa parte che ne causa la popolarità - una
parte che brilla per il continuo strofinamento. Sono lucide anche le spalle, come
se la pratica fosse comune di cavalcare il monumento.
Orban – Fu l’artefice dell’assedio mussulmano di Costantinopoli ne
1453, conclusosi l’anno dopo con la conquista – Orban era intanto morto, nel
maggio 1453. Ingegnere metallurgico ungherese già noto per la sua attività, offrì
i suoi servigi a Mehmet II, il giovane sultano ottomano, dopo che erano stati
rifiutati dal’imperatore bizantino. Equipaggiò l’esercito ottomano con cannoni
in bronzo molto più potenti di quelli in uso, che fecero epoca. Uno, detto “il
cannone dei Dardanelli”, resterà attivo e pronto all’uso ancora nel 1807 contro
la flotta britannica che voleva forzare lo stretto. Aveva un calibro di 889 mm.,
poco meno di un metro, in grado di lanciare pietre del diametro di 63
centimetri.
astolfo@antiit.eu
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