venerdì 1 febbraio 2019

La fine dell’Europa di Angela Merkel - 2


Pessima è stata la politica della Germania di Merkel nei riguardi dell’Italia, pure suo partner economico privilegiato. Specie nella crisi del debito del 2011 – da cui ancora l’Italia non si è ripresa. Con molteplici tentativi di mettere al centro della speculazione anche le banche, le banche italiane.  Con l’incredibile suo presidente della Bundesbank, Weidmann, un giovannottone di nessuna esperienza, eccetto la segreteria di Merkel, che si alternava con il ministro del Finanze (Tesoro) Schaüble, vecchia volpe democristiana, per puntare i cannoni a settimane alterne contro l’Italia.
Non ci sono solo i sorrisetti di Merkel col disprezzato Sarkozy contro l’Italia. Mai visto nella storia della moneta un ministro del Tesoro e un presidente della banca centrale che si agitano a creare panico. Al punto da scandalizzare il governo americano, Obama e il suo ministro del Tesoro Geithener, che lo ha scritto nelle memorie. Pur essendo l’America, non solo lo speculatore Soros, pregiudizialmente contraria all’euro - gli Stati Uniti sono sempre stati, fin dal tempo di Clinton,  contrari.
Tutta la Germania istituzionale fu mobilitata contro l’Italia, e non passava giorno, si può dire, senza un attacco. Che in un vero ordinamento europeo sarebbero stati materia penale. La Deutsche Bank di Ackermann, un manager svizzero consigliere di Merkel, si disfece preliminarmente di tutti i Btp, ricomprandoli a termine, e lo fece sapere, fece sapere della vendita, al Financial Times. “A ottobre 2011”, scrive G. Leuzzi in “Gentile Germania”, un libro del 2015, “per riaccendere la crisi che si affievoliva dopo la vendita dei Btp, il capo economista della Deutsche Bank, Thomas Mayer, pubblicamente aveva ammonito contro ogni aiuto all’Italia. In una col presidente del Ces-Ifo di Monaco, rinomato istituto di studi sulla congiuntura, Hans Werner Sinn, che aveva redatto e pubblicizzato una serie di note contro l’Italia, sul debito e le banche. Con l’effetto non casuale di mettere nel mirino le banche italiane, meglio gestite e capitalizzate delle tedesche, elevando una cortina di fumo su quest’ultime, che erano tutte un colabrodo, Deutsche inclusa. “Offrire un’assicurazione di prima categoria sui titoli contro il fallimento dell’Italia ci colpisce come offrire un’assicurazione sulla cristalleria al padrone di una casa prossima a un impianto nucleare che sta per collassare”, scrisse Mayer online nel bollettino della banca. Neppure con la garanzia del Fondo europeo di stabilizzazione: “Né il padrone di casa né il detentore di titoli italiani si sentirebbero molto sollevati da questa assicurazione””. 
È stata questa la Germania di Merkel, che ha infettato l’Europa.

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