Si dirà che è il populismo
anti-giustizia, ma perché i populisti non sarebbero i giudici, i primi e i più
ringhiosi? Gente che lavora poco e male, la giustizia distorce a profitto
proprio, e il suo dovere eleva alla passerella delle vecchie vamp da avanspettacolo.
Non ci sono solo i Procuratori,
quello di Catania dopo quello di Agrigento, che cercano pubblicità e lavoro
facile – attaccare un politico è meno faticoso e più remunerativo che
perseguire un delinquente. Ora i giudici si arrogano il diritto di giudicare a
prescindere, e anatemizzare chi osa criticarli. Va così in prigione per cinque
anni, senza attenuanti, l’imprenditore che aveva subito una novantina di furti
e ha sparato agli ultimi ladri, ferendone uno. E guai a criticare questa
assurda disposizione, di giudici che pensano di fare carriera così in politica.
Quando per un omicidio senza causa si condanna a meno, e comunque con le
attenuanti. Che si riconoscono anche a delinquenti seriali.
La sentenza si vuole “esemplare”
nella contesa politica in atto, per questo non criticabile. Poi dice che c’è il
populismo, e la sinistra in particolare si squaglia.
Questo per stare alla cronaca.
Dietro la quale però non si può non ricordare che c’è l’enorme arretrato della
giustizia in ogni sua forma. Di cui i giudici italiani si compiacciono, come
segno di sovranità e motivo di onore, contro ogni dettato costituzionale e
contro le stesse leggi procedurali – ogni procedura mirante a attualizzare la
giustizia viene regolarmente sabotata con mille codicilli interpretativi. Il
giudice italiano è il signore del giudizio, il suo sindacato non manca di ribadirlo
a ogni sia pur lieve critica. Impune, per il potere di ricatto che i giudici
si sono arrogati, con una stampa compiacente - scandalistica, complottistica.
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