Attorno
ai canonici Pollock, “Number 27” e “Dripping”, De Kooning, “Door to the River”,
Kline, “Mahoning”, la quindicina di artisti detti “Gli Irascibili”, dalla
lettera-manifesto contro i curatori del Moma di New York nel 1950, di cui Peggy
Guggeheim e altri galleristi faranno la Scuola di New York. Non da altro uniti
che dal colorismo informale: una scuola ingrigita, curiosamente, come la
foto-manifesto del gruppo che didascalicamente domina la mostra.
Una
cinquantina di quadri sono esposti, una scelta importante. Ma di interesse, in coda a una folla inconsueta,
soprattutto di età giovanile, probabilmente storico.
Il gruppo è composto da pittori
di varie età ed esperienze, alcuni ancora con attaches europee, e in qualche modo si diversifica, ma poco. Erano
anche pittori che si volevano pittori, con tele, pennelli e colori, e non
sociologi o allestitori. Ma l’informe
diventa anche incolore, specie in una collettiva. Restano grandi tele di
interesse documentario, nemmeno decorativo.
Pollock e la scuola di New York, Complesso del
Vittoriano
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