Il libro, di quasi 800 pagine, costa poco meno di 200 euro, pubblicato
a uso delle biblioteche, ma è leggibile online. Non tradotto, benché sia il
tributo forse più approfondito alla persona e all’opera di Eco. Preceduto da una
“Intellectual Autobiography” che Eco redasse nel 2014 a introduzione, a da una
breve nota, sei pagine, intitolata “My Philosophy” - di cercatore di “false verità”. Concluso da una vasta bibliografia. Una
raccolta di 23 saggi, approntata da Sara G. Beardsworth e Randall E. Auxier per
una Library of Living Philosophers, e come tale è stato pubblicata a maggio del
2017, anche se nel frattempo Eco era morto.
L’autobiografia è dettagliata, 54 pagine su 22 capitoli, a partire
dalla elementari e dai libri di casa, e non dà nessun motivo di interesse
morboso. Ma è raccontata, come Eco sapeva fare, conversatore comunque arguto. E
precisa e significativa nel riesame di momenti e interessi molteplici che ha
vissuto, e delle persone che lo hanno indirizzato. Il professore di Storia e
Filosofia al liceo, Marino, e Giancarlo
Lunati all’università. Di come è arrivato a scrivere romanzi nello stile dumasiano
– il romanzo come invenzione del possibile. E naturalmente della formazione e
gli sviluppi della sua riflessione, da san Tommaso d’Aquino e Peirce in poi.
Eco è presentato come “lo studioso attualmente più
interdisciplinare, e il più tradotto”, in una quindicina di lingue. Uno dei
fondatori della semiotica, “molto noto per gli studi di estetica e di filosofia
del linguaggio”, nonché per gli “studi sulla comunicazione di massa”. E come
“figura di riferimento nell’avvento della letteratura postmoderna”.
Sara
G. Beardsworth e Randall E. Auxier (a cura di), The Philosphy of Umberto Eco, Open Court Publishing
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