La
novità della deposizione è la conferma dell’aria da marcio impero nella quale
gli Stati Uniti si ravvoltolano. Col finto puritanesimo. Con l’elezione di
Trump e con l’esecrazione di Trump – non una sola esercitazione critica sul “fenomeno
Trump”. Con i continui processi politici e lo svuotamento del voto – il “tiro
al piccione”, o lame duck, l’anatra
zoppa, esercizio caratteristico dei media americani, è ora inesauribile,
perfino preventivo. E soprattutto con la scelta del partito Democratico di fare
lo show Cohen solenne il giorno in cui Trump provava a disinnescare la minaccia
coreana. La mina più pericolosa per la pace mondiale secondo l’opinione che gli
stessi Stati Uniti da un decennio hanno imposto al mondo.
Una
vicenda di squallore morale, quella di un avvocato “contingency”, senza
scrupoli per definizione, eretto a moralizzatore. Ma non privata, né domestica:
anche questo conta e conterà nel ruolo degli Stati Uniti nel mondo. Se non per l’Europa,
che “esiste” poco e male, sicuramente per gli asiatici, da Beirut a Tokyo.
Per
più segni bisogna prendere atto di un mondo non più americano: la pax imperiale a stelle e
strisce è in fase regressiva, acuta, rapida. Di programma col remissivo Obama,
di fatto con l’aggressivo Trump.
Questo apre degli spazi, per esempio all’Europa.
Oppure dei vuoti.
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