Il decano degli storici
francesi, specialista dell’Ottocento, è in realtà storico dell’immateriale. Del
sensibile non tangibile: dell’ombra, la pioggia, il silenzio, la
freschezza dell’erba, gli odori, il cielo e il mare e il tempo, la
virilità. Tante tematiche che prospetta attraenti. Qui invece fa una documentatissima,
prolissa, trattazione dei regolamenti della prostituzione che la Francia
intraprese dopo la rivoluzione - modello dell’Europa. Sulla base del
pregiudizio borghese: un fenomeno “escremenziale”, senza del quale però l’uomo
assalirà le vostre figlie e le vostre domestiche. In breve: come si arriva alle
case chiuse, al lenocinio di Stato.
Una testimonianza del mondo
che fu che incoraggia il nuovo, per quanto deludente. Il catalogo è esilarante
dei pregiudizi di scuola: la prostituta è immatura, oziosa, avida, instabile,
imprevidente, beona, vorace, chiacchierona, giocatrice d’azzardo, e anche
tribade – non “isterica” però. E dei progetti di legge, con regolamenti
annessi. La sociologia, invece, dell’evoluzione del fenomeno, dai bordelli per
guarnigioni e operai alle case di appuntamento per borghesi agiati, s’impone per intelligenza e
applicazione sprecate.
Alain Corbin, Les filles de noces, Champs Flammarion,
pp. 640 € 10
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