I racconti Annemarie scrive o
mette e punto nel giardino della casa coniugale a Farmanieh, sopra Teheran.
Diciotto pezzi che raggruppa sotto questo titolo e invia per la pubblicazione
in Europa. Ma nessuno ne vuole sapere, malgrado le presentazioni di Thomas Mann
e di Zweig, e la raccolta si perde. Clarac ne recupera un dattiloscritto nel
1989, ma di soli tredici titoli.
Un scrittura svelta, da reportage – Klaus Mann, che ne fu il primo
lettore, disse i racconti “alla Hemingway”. Con personaggi reali, tra essi Annemarie e
Claude. Annemarie già al primo racconto, “La terra promessa”, come “Billy”, la
giovane bellezza della nave per l’Oriente, che corrisponde alle attenzioni
pressanti del comandante, può passare le notti con lui a bere, e anche tenergli
la mano, ma non può fare l’amore con lui.
Tra i personaggi reali un
italiano si stacca, un veterinario, col nome di Dr. Rieti, e due donne, Georgette Calouta, greca d’Egitto, sposa dell’ambasciatore francese a Teheran
(Jean Pozzi), e Marga d’Andurain, “moderna Zenobia”, albergatrice a Palmira,
nel momento in cui “fonda” una sua propria tribù di beduini, i Beni Zainab.
Nella realtà Marga, nata Marguerite Clérisse, è al tempo del racconto reduce da
una condanna a morte a Gedda. per l’assassinio di un marito beduino che aveva
sposato in bianco l’anno prima dietro promessa di essere condotta alla Mecca:
la promessa non era stata mantenuta, il marito beduino era morto, Marga era in
attesa della lapidazione, il console
francese l’aveva salvata. Di ritorno a Palmira aveva risposato il cugino Pierre
d’Andurain, dal quale s’era fatta sposare a diciassette anni nel 1910 per uscire dalla
famiglia, e col quale aveva avuto due figli, tutti conviventi con lei, nell’albergo
che lei aveva messo su per sopravvivere, non avendo più rendita né un mestiere.
È un Oriente remoto e
immobile, quale era fino a pochi decenni fa – in francese la raccolta è
pubblicata col titolo “Orient Exils” (il titolo dell’originale tedesco-svizzero
nel 1989 è di uno dei pezzi della raccolta, “Con questa pioggia”). Di uomini soli perlopiù, di bevute e di amori prezzolati, come è sempre degli scapoli espatriati. Di solitudini. Ma con molto
senso della politica. La strage dei cristiani caldei, oltre che degli armeni, perfino
degli orfanelli, delle suore, a Urmia, sul lago, a opera della popolazione
mussulmana, curdi compresi, e dell’esercito turco. L’inconciliabilità con l’Occidente,
nel colonialismo piccolo borghese: “Che gli si manifestasse disprezzo gli
sembrava incomprensibile” - sembrava al giovane algerino promosso ufficiale
nell’esercito francese e insolentito dai colleghi: “Questo serviva alla
grandezza della Francia?”. Molti personaggi sono emigrati dalla Germania di
Hitler. La “radiosa Europa” del racconto omonimo è già quella di oggi,
presuntuosa e sbandata. E ci sono i “respingimenti”, in Siria e in Iraq, di giovani
migranti ebrei dall’Europa.
I due pezzi sul “Dr. Rieti”
fanno con brevi tocchi - accenni, allusioni - un affascinante ritratto della
condizione intellettuale sotto Mussolini – compresa l’omosessualità repressa
del dottore.
Annemarie Schwarzenbach, La gabbia dei falconi, Bur, pp. 235
€8,80
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