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martedì 12 febbraio 2019

Montalbano è stanco


Gli anni non ne avevano inficiato le virtù, la stanchezza invece sì. O forse una sceneggiatura debole, che lo disperde tra Bellosguardo di Udine e gelosie femminili poco siciliane – siciliane sì ma in altra forma, non così fredda. Il Montalbano dei record, visto da unidici o dodici milioni di spettatori, quasi uno su due, come il festival di Sanremo, è sfilacciato e inconcludente.
Eccetto che nella prima parte. Girata con la Marina Militare, in un’operazione di recupero e sbarco di migranti. Raccontata senza sdilinquimenti, grazie a un personaggio, il professore-interprete arabo, che sa di che si tratta. Di scafisti violenti, terminali di mafia. Con un difetto, anche qui, di sceneggiatura, ma dettato dalle leggi, si suppone, italiane o europee: gli scafisti vengono rimpatriati immediatamente, in aereo, comodi, e gratis, pronti per il prossimo sbarco.
Sull’operazione anche Camilleri si mantiene cauto nella presentazione del film. Tutto il contrario del Camilleri di “Non in mio nome”, il video pro sbarchi che gira in rete. Per un italiano su due il fatto è più problematico.
Alberto Sironi, L’altro capo del filo

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