Derrida – Un
comunicatore – geniale, specioso, divertito - dell’incomunicabilità. Sotto le
specie della “indecidibilità”. Ma un comunicatore che si dirà antibabelico, oppure
babelico?
Ha
contato 222 “yes” nell “Ulisse” di Joyce, Il search di Word ne conta, pare, 359. Senza contare i “si” e gli
“oui”. Ma sono pochi o molti in un libro di 265 mila parole?Impilate su un
lessico di 30 mila parole, di cui una metà buona usate una sola volta.
E
poi, dice, ci sono almeno dieci “categorie interpretative” degli “yes” dell’“Ulisse”.
Senza contare l’enigmistica e i giochi di parole?
L’indecidibilità
sarebbe l’incomprensibilità di un testo: l’indecidibilità di una sua precisa
(univoca) significazione. Che però non è il significato di un testo “scritto”,
la sua polisemia, la sua ricchezza e molteplicità di senso? Forse inclassificabile
ma avvertibile al lettore, anche senza voler fare semiologia.
Analizza,
esercita, assottiglia la comunicazione. Ma poi fa esplodere temi e certezze che
lui stesso ha costruito. Anarchico di fatto e di proposito, uno violento – assassino,
terrorista. La sua architettura decostruttiva deve escludere l’uso, la bellezza
e l’abitabilità, combattere anzi l’estetica e la funzionalità. Per l’inutilità,
naturalmente. Ma costosa.
Non
si può escludere un Derrida beffardo – mo’ la sparo più grossa.
Con
“Glas”, 1974, non monta un allestimento? Un collage di testi, estratti fuori contesto,
riprodotti in colonne appaiate, di due autori incongrui, l’uno con l’altri
estranei, di età, interessi, produzione: Hegel con Genet. Come a dire: trovate
il nesso? La struttura è quella di Genet, “Ce
qui est resté d’un Rembrandt dechiré en petis carrés bien réguliers, et foutu
aux chiottes” (ciò che rimasto di un
Rmbrandt strappato in quadratini molto regolari e buttato al cesso), in due
colonne, a blocchi di differente carattere di stampa, a sinistra Hegel a destra
Genet, con citazioni dalle opere dei due o da dizionari, e le note a margine di
Derrida, Anche non afferenti ai testi. Le parole possono essere interrotte a
metà da citazioni di altri testi lunghe più pagine. Proposto come un’opera di
auto-decostruzione. Per trecento pagine - l'edizione italiana, nelle due lingue, si espande per 1.200 pagine...
Erotismo – È una prova di
comunicazione-conversazione prima ancora che un’attrazione e un atto sessuale.
E più durevole, anche più piacevole – euforizzante, orgasmico. Verbale e
visiva, casuale e naturale, per luce e immagini, non voluta o costruita ad
arte. che. Si vede dalle comunicazioni digitali, che possono essere intense,
intenzionalmente, senza essere esplicite, e anzi per sottintesi o non detti,
come potenzialità inespresse, né propedeutiche ad alcunché – giusto una forma
di scambio.
Heidegger – Sarà stato
“fascista tedesco” e non nazista, come vogliono alcuni francesi. Ma uno che sancisce
“la verità intima e la grandezza di questo movimento, cioè l’incontro tra la
tecnologia globale e l’uomo moderno”, che si poteva augurare Hitler di più
solenne?
Poteri forti – Espressione in disuso
– “dove sono i poteri forti?” si obietta. Ma sono quello che in Francia si
chiamava “il muro del denaro”. Del capitale, delle influenze. Oggi più forte
che mai e senza correttivi, sostenuto dal “pensiero
unico”, o l’arricchitevi di vecchie formule, presso il legislativo e presso il
giudiziario. Anche sotto le specie della contestazione.
Sogni – Sono attività
cerebrale non governata dalla ragione. Come un caleidoscopio non sincronizzato,
e anamorfico se non dissimmetrico o dismorfico. Come di uno che si trovasse in
un magazzino di immagini e situazioni alla rinfusa al buio e non sa
connetterle. Una sorta di riprova, se così è, della ragione in senso immateriale, di anima,
o spirito, o coscienza.
La
fisiologia del sogno è quella del sonno. Attività cerebrale che va per stimoli
nervosi di immagazzinamento, di frammenti - proposizioni, immagini – o
proposizioni elementari, verbali, visive, singole e non collegate, non compiutamente
significative. Di significati non significanti nella parlance di Saussure – da qui le “interpretazioni”.
Del
tutto casuali come di filamenti che galleggiano nel magazzino buio della
memoria. Quelli che si ricordano sono peraltro, ripetitivi e quasi ossessivi ma
per un tempo breve e brevissimo, pena l’oblio, quelli del dormiveglia, del
sonno che deriva al risveglio. Una sorta di semicoscienza, nelle transizioni
veglia-sonno, che la scienza riferisce all’oscillatore talamo corticale, che
genera oscillazioni lente e sincrone.
Traduzione – Derrida la
vuole un nuovo testo, creativo. Anche se fosse una copia fedele dell’originale
– alla maniera di Borges, del racconto-manifesto “Pierre Menard, autore del «Chisciotte»”,
in cui l’epopea di Cevantes, riscritta parola per parola, non è la stessa. Lo “yes”
dell’“Ulisse” di Joyce, che tanto vi ricorre, non è l’“oui” francese. Succede
alla traduzione come alla citazione: una frase estrapolata da un testo e
inserita in un altro è un’altra frase, sia pure limitata a una sola sillaba, yes-oui
– ma non sono bisillabi?
zeulig@antiit.eu
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