Zweig è per Mittner “lo
scrittore che ha introdotto in letteratura la psicoanalisi”. Qui scrive uno dei
tanti racconti-operetta della Vienna da operetta Fine Secolo, fine Ottocento -
anche se nella trenodia mitteleuropea si immortala come “Grande Vienna”, la città
di Freud, che Zweig dichiarerà “grande amico e maestro”, e del movimento
letterario Jung Wien. Poi l’aneddoto piccante - si dice per dire - diventa
dramma. Che infine si risolve per il meglio: dal boccio irrequieto della pubertà un
giovane è nato.
È un racconto che Zweig pubblicò nel 1911 insieme con altri tre
sotto il titolo “Erstes Erlebnis – Vier Geschichten aus Kinderland”, la
prima esperienza, quattro storie dal
mondo dei bambini. Nel solco aperto da
Wedekind, 1891, “Risveglio di primavera”, con Hauptmann, “Hanneles Himmelfahrt”,
1893, l’ascesa al cielo di Hannele, Hesse, “Sotto la ruota”, 1904, e Musil, “I tormenti del giovane Törless”,
1906.
Bruciante è la cifra del racconto:
il segreto del titolo, il “veleno della seduzione”, le lacrime. Il “cacciatore
di gonnelle” è un vero cacciatore, uno di quelli “sempre colmi di passione” e
“costantemente in agguato”, “sempre pronto e decisi a seguire le trace di
un’avventura fin sull’orlo dell’abisso”. Fiuto, passione, tracce, avventura,
abisso, l’intruglio è del dramma. Ma con una psicologia femminile che sembra
d’improvviso adusta, anzi polverosa: se non proprio una rivoluzione, una
mutazione antropologica – o bisogna dire ginecologica? – è intervenuta, è in
atto. Certo, Zweig non ne ha colpa, il mondo di Vienna si vuole immutato,
immutabile.
Resta la parte parallela
dell’adolescenza turbata. Dell’emancipazione dell’adolescente dal limbo
infantile. Un esercizio della psicologia dello sviluppo.
Stefan Zweig, Bruciante segreto, Adelphi, pp. 113 €
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