Ai
primi di marzo del 1919 si teneva a Mosca una riunione di esponenti politici di
mezza Europa di area socialista, che avrebbero dato vita all’Internazionale
Comunista, o Terza Internazionale, di cui quella riunione sarebbe stata il
primo Congresso. Diciannove partiti e “organizzazioni rivoluzionarie” parteciparono,
dal 2 al 4 marzo. In quella che era la capitale della nuova Russia sovietica. Molti
proveniente da paesi in fermento: Germania, Austria, Ungheria, Polonia, Finlandia,
Bulgaria – nessuno dall’Italia. Che tutti confluiranno presto in regimi
autoritari di destra.
Essendo
l’Internazionale Comunista, questo spiega il silenzio dei media, è un
non-evento. Ma anche degli studi storici? E senza nessuna nostalgia, neanche
una lacrima? Un’eccezione curiosa in una cultura ridotta a celebrazioni di centenari,
cinquantenari, anche quarantenari, di Pasolini per esempio, di puro passatempo,
per non saper che fare.
Il
silenzio sulla nascita dell’internazionalismo è però una conferma, ulteriore: non
solo la sinistra politica è sradicata, anche il passato. Lo sradicamento della
storia è sicura certificazione del nazionalismo – dell’autoaffermazione, o sovranismo
come si vuoole chiamare. Non nuovo e anzi vecchio, e disastroso.
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