Un semplice ottimo catalogo omaggio, di una mostra romana in onore
di Lalla Romano, pittrice e scrittrice – “Romanzo di figure” viene da uno dei
suoi tanti libri di fotografia. Di quando Roma aveva un dipartimento Cultura,
2001, un altro mondo – sembra impossibile ma c’è stato, appena
Ieri. Con
fotografie, quadri e libri, di versi, racconti, romanzi. Dalle foto col padre,
Roberto Romano, 1904-1914, ai quattro album fotografici che pubblicò con
Einaudi dopo il successo letterario, “Lettura di un’immagine”, “Romanzo di
figure”, “Nuovo romanzo di figure”, “Ritorno a ponte Stura”, alla
collaborazione finale con Antonio Ria.
“Io dipingo
sempre mentre guardo, allo stesso modo scrivo sempre”. Dapprima
indirizzata alla pittura, a scuola da Casorati, scrittrice poi per immagini.
Fin dal debutto, nel volumetto “Le metamorfosi” che Vittorini subito pubblicò
nei Gettoni. Di vita facile, che sa apprezzare. Narratrice di memorie, che però
non sono selfie, ma altrovi,
geografici e mentali. Anche nei libri che si rileggono, privati e privatissimi,
particolareggiati, ma con l’effetto di costruirsi a romanzo: “Le parole tra noi
leggere”, 1969, la vita del figlio Piero, allora ventiseienne, e “L’ospite”,
1983, di cui è personaggio il nipote Emiliano, figlio di Piero. L’esposizione
terminerà con se stessa, “Una giovinezza inventata”, 1979, sulla vita da
studentessa a Torino, con lo zio Peano, il matematico celebre. E col marito
moribondo Innocenzo Monti, “Nei mari estremi”, 1987.
Con più grazia, un
po’ borghese, senza lamenti cioè né rivalse,
una Annie Ernaux del secondo Novecento.
Romanzo
di figure, Casa delle Letterature
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