Nell’elogio
della sua fille d’alliance, al cap.
XVII del libro secondo dell’ultima edizione dei “Saggi”, Montaigne augura a Marie de Gournay di “innalzarsi” un giorno alla
“perfezione di quella santissima amicizia alla quale non abbiamo notizia che il
suo sesso abbia potuto finora innalzarsi”. E Marie lo accontenta, rivendicando
alle donne, tra le altre parità, anche quella dell’amicizia. Anzi andando
oltre, con un saggio sull’“Amicizia impertinente”, dove impertinente è sinonimo
di “sciocco”. Identificando tre categorie di amici nocivi: i semplici, i corsari,
i difensori sempre e comunque.
Oltre
che il trattatello sull’“Uguaglianza”, la raccolta, tratta da “L’ombre de la damoiselle
Gournay”, raggrupa altri tre saggi: “La lagnanza delle done”, già tradotto anch’esso,
e due inediti in italiano, “De l’impertinente amitié”, appunto, e uno sulle maschere
che l’educazione dei cortigiani, o meglio diseducazione, impone, riducendoli a
marionette – “Des grimaces mondaines”. Marie se lo poteva permettere: non
apprezzata nei salotti, dove anzi era oggetto di derisione, in quanto “vieille
fille”, una zitella di sacrestia, aveva il favore dei potenti, il re Enrico IV
dapprima, e poi Richelieu.
Montaigne
conobbe Marie de Gournay dopo la seconda edizione dei “Saggi”, 1582, i primi
due libri della raccolta. La diciottenne Marie gliene scrisse entusiasta, i due
s’incontrarono più volte e Montaigne fu, oltre che lusingato, sinceramente
interessato dalle doti di carattere e d’intelligenza della giovane. La dichiarò
subito sua figlia spirituale, e ne farà poi l’elogio nei “Saggi”, al capitolo che
intitolava “Della presunzione”: “Mi sono compiaciuto di dichiarare in molte
occasioni le speranze che ripongo in Marie de Gournay Le Jars, mia figlia
spirituale: e certo da me amata molto più che d’affetto paterno e inclusa nel
mio ritiro e nella mia solitudine come una delle parti migliori del mio stesso
essere. Non considero più che lei al mondo. Se dall’adolescenza si può trarre
presagio, quest’anima sarà un giorno capace delle cose più belle e tra le altre
della perfezione di quella santissima amicizia”, etc.
Marie
resterà nella scrittura un po’ legnosa, volendo imitare i “Saggi”, che pure
aveva concorso a rendere più spediti. Li cita spesso e ne imita il discorsivo, ma
chiedendo molto al lettore, per poco o niente, a parte la sua figura. Fu per
questo poco considerata, dopo il fulmineo debutto ai diciott’anni con
Montaigne. Oltre che per il nubilato, e
per la fervente devozione. Ma non se ne dette cura: insistette a voler vivere
solo dei suoi scritti, a criticare i nobili, per avere perso ogni funzione d’essere
eccetto che la cortigianeria, a farsi pedagoga di questo e di quello, a
rivendicare di fatto, oltre che con gli scritti, l’eguaglianza di genere. Operava
peraltro in un secolo che vedrà ampia la la partecipazione femminile al mondo
delle lettere. Precedute da altre donne che vivevano di scrittura, Louise Labé, Christine de Pisan. Delle quali
di fatto portava a effetto la polemica contro “la donna al fuso” – la donna alla
cucina.
Ma
l’assunto generale non è nuovo. Il tema dell’uguaglianza dei sessi, l’apprezzamento
della donna, ha una lunga tradizione: Seneca, sant’Agostino, Boccaccio,
Poliziano, Castiglione, Erasmo, Cornelio Agrippa, Tasso - e naturalmente Dante,
seppure non in trattati o componimenti appositamente rivendicativi, Petrarca,
anche. La figlioccia di Montaigne si distingue perché lo sa: non rivendica,
puntualizza. Con qualche pointe riuscita
– non voluta – alla Montaigne, come quella che segue.
La
donna francese era avvantaggiata, anche se non
era ammessa all’istruzione superiore. Marie lo sapeva, e lo aveva pure scritto
nel trattatello “De l’éducation des enfants de France” - qui non incluso ma di
cui si danno in nota ampi squarci - a proposito di Caterina e Anna dei Medici, sposate
ai re di Francia, che trovava “eccezionalmente” dotate di spirito, rispetto alla
media delle italiane: “Le donne francesi, e anche quelle inglesi per questo,
hanno uno speciale vantaggio su quelle delle altre nazioni in spirito e
galanteria, sì, anche su quelle d’Italia, dove nasce in generale il popolo più
sottile d’Europa”. Il popolo sì, in Italia è perspicace e sagace, le donne no: “Le
prime sono raccordate, affinate e affilate almeno dalla conversazione, le altre
no: recluse come sono in prigione, o al miglior mercato, poco mescolate al
mondo”.
Marie de Gournay, Égalité des hommes et des femmes et autres
texts, Folio, pp. 105 € 3,50
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