Un racconto colorito.
Documentato naturalmente, e analizzato, ma alla fine divertente. Perché tale è
il personaggio nella ricostruzione di Luzzatto, anche se protagonista colpevole
di uno scandalo. Trafugatore di libri dalle biblioteche, almeno duemilaseicento
da quella dei Girolamini a Napoli di cui era direttore, volumi pregiati e
pregiatissimi – la biblioteca degli Oratoriani, frequentata da Vico. Nonché
falsario, geniale naturalmente: ha costruito con lo scanner una copia
“originale” del “Sidereus Nuncius” di Galileo. E a tempo perso traffichino,
con Giancarlo Galan, con D’Alema, con chi capitava – non senza l’immancabile
russo di ogni storia.
Un libro alla “Limonov”, o le
vite degli altri che Carrère ha risuscitato. Con l’acribia dello storico, ma
innamorato del suo soggetto. Uno che ha agito per “amore superiore dei libri”.
Che si è autodenunciato, anche di crimini che altrimenti non sarebbero stati
scoperti – il falso Galilei era stato legittimato dai massimi esperti. E in
galera, Luzzatto tiene a dire, si è anche laureate (in Storia…), e si occupa di
migliorare la vita dei co-detenuti. Pentito, se non altro, della morte del
padre di crepacuore. Insomma, di molte virtù?
Una storia divertita e
divertente, sotto lo scudo di Brecht – “non aver paura dell’umorismo, la storia senza umorismo è
stomachevole”. Un narratore smaliziato, alla Carrère, avrebbe drammatizzato il
personaggio nei suoi tanti misfatti, per esempio il tradimento di familiari e
amici, piuttosto che impegnarsi, da storico, nella morta pratica del revisionismo
– “vi dimostro che la verità è un’altra”. Che finisce nell’assoluzione del
confessore, necessaria. Ma è pur sempre il racconto di una realtà che
sembra invenzione – e viceversa, senza bisogno di teorizzarla: la realtà può avere
entrambe le connotazioni, contro il principio aristotelico di non
contraddizione.
Fuori dall’immaginazione per
esempio una lettera della madre di Marino Massimo De Caro, questo il nome del
personaggio, vecchia comunista e, come il marito, sindacalista Cgil, che la
colpa, dice, è di Berlusconi, del “ventennio berlusconiano”, della
“fascinazione del berlusconismo rampante”. Leggere per credere.
Sergio Luzzatto, Max Fox, o le relazioni pericolose,
Einaudi, pp. 302 € 20
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