E
non c’è voluto molto: Battisti si confessa colpevole dei quattro omicidi per i
quali è all’ergastolo, e di numerosi altri crimini. Considerando il numero e la
qualità delle persone in buona fede che ha coinvolto nella sua difesa in
Francia, sulla base di un sempre più discutibile “lodo Mitterrand”, c’è da
rivalutare la giustizia italiana. O da riscoprire il fondo vigliacco del
terrorismo, di chi non combatte a viso aperto.
La
solitudine di Kean. All’angolo destro in Italia-Finlandia, fuori ruolo, e mai
cercato, da nessuno. Non un passaggio, nemmeno per caso. Eccetto quello che ha
messo in porta, trovandosi per caso nel ruolo suo. Complimentato, benché
debuttante e giovanissimo, e autore di un gol decisivo, solo da un paio di
compagni della Juventus, la sua squadra – non da Bonucci. Davvero l’Italia deve
fare molta strada per l’integrazione dell’“uomo nero”. A fronte di Francia,
Belgio, Germania, Inghilterra, Svezia, della stessa destrorsa Olanda, che hanno
squadre multietniche.
L’architetto
Berdini, il primo assessore di Virginia Raggi all’Urbanistica, riprende fiato e
finalmente spiega che fu licenziato perché si opponeva alla variante al Piano
Regolatore a favore dei costruttori del progetto “stadio Roma”, un progetto di
molti milioni di mc. Variante che la giunta 5 Stelle vota oggi, malgrado gli
arresti. Sotto ricatto?
Si
accredita sempre più l’immagine di Raggi Vispa Teresa. Benché sia una con un
pelo sullo stomaco all’evidenza molto alto. Con gli sgambetti alle primarie.
Una che ha messo a posto tipe toste come Lombardi e Paola Taverna. E ben diedi
o dodici assessori. E non un solo collaboratore che non sia finito in manette.
Ma,
poi, Vispa Teresa, cioè cretina?
Ora
la sindaca tira fuori dal cilindro l’avvocato Sammarco, nel cui studio è stata
tirocinante. Un altro avvocato d’affari, dopo Lanzalone e Mezzacapo. Un po’ più
prestigioso. Ma in attesa di quello “vero”, l’intermediario dell’affare stadio?
Perfino
il bel giovane viso pulito Frongia, l’ultimo stretto collaboratore di Virginia
Raggi, è noto nell’ambiente – lo sport capitolino non professionale di cui è l’assessore
– per la bulimia.
Grandi lamentele europee per gli accordi
tra Italia e Cina. Da parte di Angela Merkel, che è stata in Cina ben undici
volte in tredici anni di gverno, con grandi delegazioni. Di Macron, che ci è
stato almeno una volta, ma in tenuta regale, come suole, anzi imperiale, annunciando
assi privilegiati Parigi-Pechino.
Ma forse non ci sono proteste o allarmi
europei per gli accordi italo-cinesi. Sono i media italiani che immiseriscono l’Italia:
non ne sanno parlare in altro modo.
I media sono provinciali, volgari.
Oppure no? Certo, stupidi non sono.
E allora: quale è il messaggio, se l’Italia
firma accordi con la Cina per due miliardi e mezzo e Macron, che “rimprovera l’Italia”
secondo i media, ne firma per quaranta?
Macron? Ce lo mettono sempre tra le
palle. Ma chi è Macron, perché è tanto “popolare” in Italia – più che
in Francia?
Si sente e si vede infine Steve Bannon, di cui per anni si è solo saputo che è il diavolo. Invece è un consulente politico, di uomini e partiti. Occhio malandrino, ma preciso nelle analisi e tagliente nelle proposte. Su Trump, il rapporto Mueller, Salvini e Di Maio, Macron, “uno del 24 per cento”, i gilets jaunes. Sull’accordo con la Cina: appaltatori italiani per le opere finanziate da Pechino. Sul mercato schiavista del lavoro immigrato. Sulla Russia: “Ha un’economia grande quanto quella dello stato di New York, corrotta e inefficiente, sopravvive col gas e il petrolio”.
Bannon,
una primizia per l’Italia, compare su Rai 2 all’una di notte, in una trasmissione
intitolata “Povera Patria”. Come dire per nessuno – si fa informazione ma non
diciamolo, giusto per gli atti.
Confrontano
Bannon due giornalisti palesemente in difficoltà, anche se uno è Cazzullo, la
colonna del “Corriere della sera” – le uniche domande-interferenze a tono, per
tempestività, misura e qualità, sono di Bruschi, la conduttrice, forse perché
ha studiato a Londra. Il conservatore professo Bannon sa tutto pure della sinistra:
si può classificarla negativamente come Realpolitik,
ma la cultura politica non vuole pregiudizi, anzitutto bisogna sapere le cose.
Meglio
di tutti Bannon si confronta col caso che lo precede sullo schermo, quello
della nave “Mare Jonio” addetta al trasbordo degli immigrati dalla Libia. Un
quarto d’ora della solita profusione di buona volontà ma confusa, tra aiuto umanitario,
codice della navigazione e disobbedienza civile.
Di
Ousseinou Sy tutti a congratularsi, giudici e inquirenti, che non è legato al
fondamentalismo islamico, che è un lupo solitario. Non è peggio? Uno che voleva
bruciare 51 ragazzi, e due-tre altre persone.
Sy
è nazionalizzato italiano, ha avuto una moglie italiana, che ha dovuto
abbandonarlo, ed era autista di una grande azienda di trasporto pubblico in
Lombardia e Emilia, da 150 milioni di fatturato, mille dipendenti. Aveva un posto
per il quale non manca la coda, anche tra gli sfaccendati bamboccioni. E una
casa tutta per sé. In Italia si direbbe un privilegiato.
Sy
era un autista di fiducia, non gli chiedevano nemmeno i documenti. Forse
pensandolo, nella grande empatia lombardo-romagnola, razzista ma buona, il
“bovero africano”, innocente perché appena sceso dall’albero.
Ora
si farà valere per Sy l’attenuante dello stato mentale, dello shock se non
della seminfermità. Tutti quando commettono un delitto, se non sono killer di
professione, non sono se stessi.
Più
di tutto resta impressa, di “Max Fox”, l’ultima opera dello storico Luzzatto,
la “lettera aperta” della madre del mariuolo Max, che è stata Pci e sindacalista,
e una sola spiegazione ha delle imprese del figlio: Berlusconi. È Berlusconi
che ha portato il figlio alla truffa. Poteva essere la cleptomania – ha trafugato
ben tremila libri dalle biblioteche, di cui 2.500 da quella da lui diretta. O
le cattive compagnie. O chissà che. No, la colpa è di Berlusconi. Si capisce
che la sinistra sia finita male. Ma che sinistra era?
Platini
, squalificato dalla Fifa con accuse infamanti, che i tribunali in Svizzera hanno
giudicato infondate, spiega a Guido De Carolis a lungo sul “Corriere della
sera”, non contraddetto, che tutto è stato fatto per ridurre il calcio a un business:
un Mondiale a 48 nazionali (!), un Mondiale per club e una Champions per i club
più ricchi. È quello che si vede, in effetti.
Il
ministro 5 Stelle Toninelli si fa fotografare su un’auto elettrica. Mentre
confida a una giornalista amica: “Per mia moglie abbiamo appena comprati un Suv
diesel”. Il diesel che i 5 Stelle anatemizzano. Ma con l’indennità generosa del
Parlamento non c’è problema, anche due Suv. Il problema è: uno come Toninelli
ministro?
Non
si fanno sbarchi, tuona Salvini. Ma, dice il sindaco di Lampedusa, nel 2018 ne
abbiamo avuti trecento, per oltre tremila persone. Certo la Lega è proprio un’altra,
se fa pure ammuìna.
Si
privatizza e si riducono le società pubbliche di comuni, province e regioni, ma
negli ultimi dieci ani “il numero delle società partecipate dalle Amministrazioni
pubbliche è salito da 6.470 a 9.184”, Ricardo Gallo, “L’Economia”. La
moltiplicazione dei posti e dei favori, a un costo più che raddoppiato.
Cosa
c’è di nuovo rispetto a questo vecchio costume? “Lega e 5 Stelle hanno occupato
i consigli d’amministrazione perfino delle società controllata della Cassa
Depositi e Prestiti” (id.), benché la Corte costituzionale le abbia dichiarate
di diritto privato.
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