Dell’avvocato
di sapeva. Dell’assessore Berdini pure, che si era dimesso per questo. Però non
si diceva – poco, solo di Berdini, che però, vista la mala parata, si è
eclissato. La “stampa”, che volentieri è scandalistica, si è fermata a Roma, al
Campidoglio. Fascino della sindaca? Interessi dei padroni immobiliaristi -
padroni dei giornali? Traffico delle influenze – posti, consulenze, bella
gioventù?
Sapeva
naturalmente la sindaca: lo sapeva come tutti, se non d’ufficio – altrimenti che ci sta a
fare? E sapeva Di Maio, che casca dal pero: un capo partito e vice capo di
governo che non sapeva nulla dell’appalto, dell’unico appalto, del suo partito,
la cosa non depone a suo favore.
Ora
si sa che Camillo Mezzacapo non era il mediatore, solo il collettore. Mediatore
è un studio di ben altro spessore. Con contatti al più alto livello con la
dirigenza della Roma e col vecchio vertice 5 Stelle – ma davvero il capo dei 5
Stelle è Di Maio? Ma non si dice. In attesa che la Procura faccia un passo
avanti?
Questo
è lo snodo principale dell’affare stadio: oltre che il non sapere, va segnalata
nel caso la caduta improvvisa del brocardo ambrosiano “non poteva non sapere”,
che tanta giustizia ha mietuto in Italia. Specie a opera, appunto, della
Procura di Milano, quando si trattava di abbattere l’autonomia del politico.
Nella quale brillava proprio Ielo, oggi Procuratore della corruzione a Roma.
Che infine, sapendolo tutti, non ha potuto non denunciare il Campidoglio. Ma
proteggendo appunto Raggi e Di Maio: loro “possono non sapere” – nonché Grillo, che
è all’origine dell’affare.
L’opera
distruttrice dell’antipolitica non è completata? Che altro vuole dall’Italia
che ha disossato?
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