Una politica che ultimamente si è espressa con la
richiesta insistita e formale di scuse a molte multinazionali: Mercedes, Delta,
Qantas, Marriott, Zara (abbigliamento), Medtronic (strumentazione medica). E
con l’autocensura imposta ad alcune case editrici occidentali, per
quanto influenti.
La Mercedes si è dovuta scusare più volte, e in
termini esageratamente umili, per avere usato come by-line pubblicitario
per un suo modello su Instagram (che peraltro in Cina è proibito), una frase
del Dalai Lama – “guarda da tutti gli angoli, ci vedrai meglio”. Le linee aeree
per avere una destinazione Taiwan separata dalla Cina. La catena alberghiera –
anch’essa tenuta a ripetute scuse, anch’essa con le formule “fiorite” di
omaggio alla Cina che sono in uso nella propaganda cinese – per avere
rappresentato in un dépliant con colori diversi – diversi da
quello della Cina – il Tibet, Taiwan, Hong Kong e Macao. Ci sono tabù in Cina
che non bisogna nemmeno nominare: il Tibet, col Dalai Lama, Taiwan, gli statuti
speciali di Hong Kong e Macao.
Uno
studio di due organizzazioni tedesche di ricerca politica, il Mercator Institute for China Studies, e il
Global Public Policy Institute, sulla “politica attiva di influenza” della
Cina, elenca una serie di imposizioni di questo tipo in Sud Africa e in
Australia – “Authoritarian Advance: responding to China’s growing political
influence in Europe” (un lavoro di gruppo, con la specialista italiana della
Cina, Lucrezia Poggetti). Nonché di interferenze nelle politiche europee,
attraverso la Grecia dell’austerità, e l’Ungheria di Orbàn. Un anno fa Orbàn ha
bloccato una lettera di denuncia da parte della Ue delle torture cui erano
sottoposti in Cina alcuni avvocati impegnati sul fronte dei diritti umani. A giugno
è stata la Grecia di Tsipras a bloccare una dichiarazione del Consiglio europeo
per i Diritti Umani contro la Cina. Due casi senza precedenti nella Ue.
In Sud Africa Pechino ha mobilitato la popolazione locale di origine cinese
contro la visita di Lobsang Sangay, capo del governo tibetano in esilio. In
Australia il governo cinese ha ottenuto dalla Allen & Unwin la
cancellazione di un libro in uscita, “Silent Invasion”, del
professore di Etica Pubblica e leader dei Verdi Clive Hamilton, contro le
interferenze cinesi nella vita politica e intellettuale. In Inghilterra Pechino
ha ottenuto dalla Cambridge University Press la cancellazione dalla
consultazione online di 315 saggi del suo trimestrale “China
Quarterly”, per evitare l’oscuramento del sito in Cina. Innumerevoli sono i
tagli e le censure che i big della rete, Apple, Google, Facebook, etc., si sono
imposti su richiesta di Pechino.
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