Si è cominciato con i filippini
e gli africani (Somalia, Eritrea, Capo Verde) per i servizi domestici, gli ebrei
russi in transito verso il Nord America per il piccolo commercio, i nordafricani
(tunisini, marocchini) della legione sterminata degli ambulanti, di merci
contraffatte, allora prodotte in area napoletana, e gli asiatici, egiziani compresi, della
ristorazione, tra pizzerie e kebab. Poi di varie provenienze e specializzazioni:
braccianti e allevatori (nordafricani e asiatici), manovali nell’edilizia e in
fabbrica, presto imprenditori in proprio nelle attività più faticose e meno salubri,
concerie, fonderie (nordafricani e est-europei, specie rumeni, albanesi e ex jugoslavi),
stagionali in agricoltura (africani). Più naturalmente la prostituzione (da
Nigeria e Sud America), lo spaccio (nordafricani), e ora perfino l’elemosina (africani).
Colucci, storico all’università
della Tuscia a Viterbo e all’Orientale di Napoli, documenta statisticamente l’immigrazione.
E analizza le forme istituzionali e sociali di recepimento del fenomeno. Una storia non si saprebbe dire quanto più
necessaria, eppure anch’essa “straordinaria”. E questo introduce a quella che è
la vera mancanza, o colpa, dell’immigrazione: un’opinione pubblica distratta, o
allora scandalistica, e anzi facinorosa, anche quando piange gli annegati nel
canale di Sicilia o dice di difendere l’accoglienza. L’unico reportage sulla prostituzione dalla
Nigeria è del “New Yorker”, della prostituzione nigeriana in Italia. La “distrazione”
peraltro non si limita all’immigrazione.
Di fatto, il quadro che
Colucci traccia è tutto sommato responsabile e aggiornato, malgrado le speculazioni anti-immigrati dei due cicli politici della Lega, con la legge
Bossi-Fini del 2002 (che di fatto normalizzava l’immigrazione, con una
sanatoria…), e i tweet di Salvini oggi. La legge Martelli introduceva già nel
1990 un quadro di accoglienza aggiornato e ragionato – che la Turco-Naplitano
affinava nel 1998. Semmai, si può aggiungere, il Pd che non ha osato votare lo ius soli l’altro autunno - il diritto per
chi è nato in Italia, dove verrà educato e accudito, e lavorerà, anche se di
genitori stranieri immigrati, a essere automaticamente iscritto all’anagrafe
quale cittadino - ha pagato caro in primavera al voto questa presunta prudenza.
Un italiano su dieci è oggi immigrato,
recente. Gli “stranieri residenti” sono cinque milioni e mezzo, il 9,2 per
cento della popolazione. Aggiungendovi un milione di stranieri naturalizzati
(extra Ue), la percentuale di stranieri residenti di prima e seconda generazione
è l’11 per cento della popolazione. Una presenza che è essa stessa una “informazione”: l’informazione professionale, attraverso i media, è carente, se non è scandalistica, a partire dalla Rai che
non sa andare oltre le fratellanze universali, e il cosiddetto “uomo della
strada” ha difficoltà a orientarsi, ma che che questi stranieri ci sono e ci
debbono essere lo vede e capisce da solo.
Michele Colucci, Storia dell’immigrazione straniera in
Italia, Carocci, pp. 243 € 18
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