Né il governo né la Banca
d’Italia sono intenzionati a rivalersi in sede giurisdizionale dopo la
sentenza della Corte europea, e il danno tanto più per questo si fa
incalcolabile. Non ci sono gli strumenti per rivalersi? Il danno è nuovo, senza
precedenti, gli strumenti nuovi vanno –andrebbero – elaborati. Naturalmente se c’è la volontà.
Si dà per fatto il passaggio
all’auto elettrica. Piani d’investimento colossali si annunciano, per orizzonti
ravvicinati, a cinque-dieci anni. Magnificando l’accelerazione, 0-100, e la
potenza degli elettrici. Ma non si dice a che costo unitario per mezzo, con
quanta autonomia per ricarica, con quale organizzazione di ricarica, con quali
effetti reali sull’ambiente, mettendo nel conto delle emissioni anche la
produzione moltiplicata di elettricità, e lo smaltimento delle batterie esauste. Ora come ora, è solo una operazione commerciale, per ravvivare le vendite.
Per ridurre i tempi dì ricarica
a un minutaggio non molto superiore a quello del rifornimento di carburante, ci
vorranno colonnine della potenza di 400-450 kW. Non ci sono oggi batterie in
grado di alimentarsi a questa potenza elevata.
Non ci sono del resto nemmeno
colonnine di potenza inferiore: quelle interurbane non ci sono di fatto, quelle
(poche) urbane in esercizio sono già fuori uso. Le ricariche si fanno in
garage, trenta ore per duecento km., il percorso medio giornaliero di un taxi -
la categoria di utilizzo che più è dotata di propulsioni elettriche.
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