C’è stato Khomeini prima di Putin, e
Reagan prima di Trump, un attore sconosciuto più outsider del miliardario spaccone. Il rapporto Mueller, “c’è stata
interferenza ma non collusione”, da parte di Putin e i suoi hacker, riporta alla
memoria il 4 novembre 1980, con Teheran in festa, malgrado la guerra sanguinosa
in corso cn l’Iraq, perché uno sconosciuto candidato repubblicano, Reagan, un
attore fallito, aveva sconfitto il presidente in carica Carter. Khomeini
festeggiò il voto come una sua vittoria: i cinquantadue impiegati e funzionari
tenuti in ostaggio, con un aiutino di Allah quando Carter aveva tentato di liberarli
con gli elicotteri, ne avevano causato al sconfitta. Poi Reagan fu più duro
ancora di Trump: licenziò, liquidò il settore pubblico, si fece fare gli
scioperi più lunghi della storia, fece la guerra a Grenada, che forse non
esiste, e ed è finito venerato, un dio nell’olimpo americano. C’è una logica
nella democrazia Usa che sfugge a ogni logica.
La deputata somala naturalizzata
americana Ilhan Omar, che appena eletta derubrica i terroristi dell’11
settembre a “persone che hanmo fatto delle
cose”, è attaccata da Trump con un video, in cui lei stessa viene accostata alle
immagini dell’11 settembre. Scandalo. Scandalo perché Trump ha risposto a Omar.
Il mondo dev’essere filo-islamico, e pazienza, ma filo-somalo?
Trump fa mettere sotto inchiesta il
capo dell’Fbi, per avere avviato tre anni fa, durante la campagna elettorale 2016
per la presidenza, voci e ipotesi poi confluite nel Russiagatae. Il capo
dell’Fbi è un repubblicano, autorizzato all’inchiesta dai giudici di
sorveglianza, anche loro repubblicani. Repubblicani anti-Trump, che volevano
bloccarne la nomination alle primarie?
L’America è nata prima della Dc.
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