mercoledì 17 aprile 2019

Il clandestino in me

Un’autoanalisi. Un esercizio in scorticatura – usava. In un mondo estremo – una sorta di non luogo, nel remoto Burgenland austriaco, che l’Ungheria reclama (in parte lo ebbe, un secolo fa, alla spartizione dell’impero austro-ungarico, con un referendum, organizzato dalle truppe di occupazione alleate, che erano italiane). E poi è subito Frankenstein. Un nulla che decide tutto dalla sua inconsistenza.
Il protagonista innominato vi converge, alla ricerca, dice, delle radici familiari che però non cerca e probabilmente non ci sono,  e ci sta come in un deserto, benché comodamente in pensione.Tra incubi ingovernabili. Ma con un nulla di fatto. Un’esercitazione, come quando al campo militare si fa bum con la bcca. Senza vittime: una sorta di esame di coscienza – si chiamava così, c’era ancora il catechismo – a 25 anni. L’età di Tamaro quando lo scrisse. Proiettandosi in un innominato lui? Una carrellata in soggettiva, allo specchio.
Con molto senno, sul lato magisteriale. “La grazia del pensiero infantile” (pensiero?). “Io sono un clandestino” – che però non è una bella parola, è vittimisitica, con i clandestini veri in mezzo. “Il sentimento della morte mi accompagna da sempre”. Subito prima è stato un bambino turbato di “”scorgere sotto il frastuono le trame sottilissime della solitudine”.  Un bambino che finge di “di essere un bambino, più per delicatezza che per ipocrisia”. Proponendosi, sempre bambino, di “ignorare le bassezze del destino”. Preoccupandosi subito dopo “perché in vita non ho avuto mai la capacità di definirmi, o forse non l’ho fatto soltanto per vigliaccheria”.
Nella formula del romanzo di formazione, ma apodittico, non incerto o ansioso: “Il sole, trasversalmente, tagliava ogni figura”… Lo salva l’onomastico, invece del barbaro compleanno – “il regalo”, il vecchio oggetto familiare, “è dell’onomastico”.
È l’esordio di Susanna Tamaro, allora ventireenne, regista neo diplomata a Cinecittà. Che però non trovò editori, benché sponsorizzata da Claudio Magris per ragioni tribali. Poi venne il debutto con “Vai dove ti porta il cuore”. Il recupero viene adesso che Tamaro non scrive più. Per aficionados, per completare la raccolta.
Susanna Tamaro, Illmitz, Bompiani, remainders, pp. 124 € 4,20

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