A Dodona, in campagna, in una
valle isolata sotto un massiccio montuoso, all’interno dell’Epiro, la regione
di Nord-Ovest della Grecia che guarda al di qua dello Jonio, un oracolo
arboreo, dedicato a Zeus, che legge lo stormire delle foglie – una quercia
ancora presidia il luogo. Le pizie interpretavano le risposte del dio attravero
i suoni, le vibrazioni dell’aria nel luogo isolato e protetto all’interno di
una montagna.
Uno
degli oracoli più autorevoli in Grecia, di cui in Euripide e Erodoto, celebrato
anche nei maggiori centri della Magna Grecia, e da essi frequentato. Per le
occorrenze più diverse: i fatti della vita, nascite, morti, malattie, i
desideri, gli affari, le liti. Attivo dal VI al II secolo, fin dopo
l’occupazione romana della Grecia. Prima della caduta, Dodona fu anche un
notevole centro politico, con i re Alessandro il Molosso e Pirro. Le richieste
alla divinità venivano presentate in tavolette minuscole di piombo, di cui la
mostra espone una selezione delle tante detenute dal museo di Ioannina. In
alcune di esse c’è anche, sul retro, la risposta della divinità. Talvolta le tavolette-domande, che
evidentemente avevano un costo, venivano “riciclate”.
Un recupero culturale di un
rito trascurato nel revival della
Gracia classica. Nel quadro di una ripresa di interesse tra le due sponde dello
Jonio. La Calabria sta sviluppando un forte recupero della tradizione greca, che
ha caratterizzato la regione fino all’arrivo dei Normanni, gli “agenti del
papa”, della latinizzazione, nel secolo XIImo. Riti e luoghi di rito ortodossi
vengono ripresi. Onomastiche, topononomastiche e dialetti greci recuperate. La mostra
si vuole un passo di questa collaborazione.
Alla mostra una
considerazione si può aggiungere, su questo oracolo finora trascurato Un fatto anch’esso
trascurato ma di grande significato: la localizzazione incongrua di Dodona, un
luogo di culto impervio e quasi nascosto, al centro e alla base di rilievi
montagnosi, è analoga a quella che avrà il santuario di Polsi, in una valle all’interno
dell’Aspromonte, dedicato a Maria Vergine dai Normanni nel XIImo secolo, evidentemente
in continuità di culto con un rito antico.
La mostra,
curata da Carmelo Malacrinò, il direttore del MArRC, con Konstantinos Soueref, il direttore del
Museo Archeologico di Ioannina, e Fausto
Longo e Luigi Vecchio,
dell’Università di Salerno, espone una scelta dei reperti di Ioannina. Al sito
oracledodona.it è disponibile una presentazione fotografica di Dodona e la
mostra.
Dodonaios.
L’oracolo di Zeus e la Magna Grecia, Museo Archeologico di
Reggio Calabria
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