Corfù – Fu “italiana” fino alla
metà dell’Ottocento, benché, dopo l’occupazione napoleonica di Venezia, fosse
passata con le isole Jonie, l’“Eptaneso”, sotto il controllo francese prima, e
poi inglese - sloggiate dalla flotta inglese, le truppe francesi rioccuparono
l’Eptaneso dieci anni dopo, nel 1807, ma anche questa volta ne furono
prontamente sloggiati. I corfioti continuarono a studiare a Padova e Pavia. I
giornali avevano testate italiane ed erano redatti in gran parte in italiano.
Malta – Fu russa per un periodo,
il papa riconosceva sull’Ordine di Malta e sull’arcipelago la sovranità dello
zar. Risale a Pietro il Grande, primo del Settecento, l’idea e la pratica di
tenere i contatti col papa attraverso l’Ordine di Malta. Malta interessava in
funzione anti-turca, la Turchia essendo stata a lungo il grande nemico della
Russia, e come piattaforma per i contatti con i potentati europei.
Lo zar Paolo
I, nel suo breve regno, 1796-1801, creò un Priorato russo dell’Ordine di Malta,
a San Pietroburgo, aprendolo all’adesione di soggetti non cattolici romani,
cioè di ortodossi russi. E fu a lui che l’Ordine si rivolse quando si trovò
sotto la minaccia rivoluzionaria francese. Quando cioè Napoleone la occupò e
depredò, in funzione anti-inglese, a metà del 1798, sulla via per l’Egitto. Col
patrocinio russo, il Gran Maestro Hompesch pubblicò un manifesto per spiegare
che la cessione di Malta alla Francia gli era stata imposta con la forza.
Subito dopo, i cavalieri di Malta nominarono Gran Maestro proprio Paolo. Che
immediatamente fece sapere al papa Pio VII, altro avversario di Napoleone,
tramite l’ambasciatore di Napoli, il duca Serracapriola, la sua disponibilità a
un fronte antirivoluzionario, cioè antifrancese. In cambio, sottinteso,
del riconoscimento dello zar come Gran Maestro dell’Ordine di Malta. Pio VII si
disse disponibile alla soddisfazione “dei desideri di Sua Maestà Imperiale”. E
una trattativa si avviò per il riconoscimento dello zar come capo
dell’Ordine. Fu anch ipotizzato, da parte vaticana, la secolarizzazione
dell’Ordine, con la rimozione della sudditanza dell’Ordine stesso al Vaticano
libero quindi di porsi sotto l’ombrello della corte russa. Secondo un
ambasciatore di Paolo I; l’inviato in Toscana Akim Lizakevich, il 24 gennaio
1801 Pio VII gli espresse la disponibilità di “portare a lieto fine il caso”,
giudicando “molto gradevole” l’ipotesi di Pietro I Gran Maestro. Nel quadro di
un riavvicinamento della chiesa latina con quella ortodossa. Ma il messaggio di
Lizakevich giunse a Losca l’8 aprile, quando Paolo I era morto da un mese.
Malta intanto veniva recuperata, con l’aiuto degli stesi maltesi, partigiani
antifrancesi, dall’Inghilterra. Mentre a luglio Pio VII firmava il Concordato
con l’odiato Napoleone.
Mohammed
bin Salman –
Sembra – si propone - come re Feisal, il figlio dello “sceriffo” della Mecca,
quello che fece la gloria di T.E.Lawrence risalendo nel 1918 da solo con pochi
uomini fino a Damasco, liberando-occupando la Siria – che l’anno dopo fu passata
ai francesi, per compensazione Feisal fu fatto eleggere dalle tribù re di un Iraq
appositamente costituito, sulla vecchia Mesopotamia.
Ne ha l’età,
33 anni, la baldanza, la baraka. I fratelli figli di Ibn Saud, che
hanno governato finora il reame, sono un’eccezione nel mondo orientale, e
specialmente in quello arabo del deserto, tribale: non si sono fatti la guerra
tra di loro, e anzi hanno cooperato, regnando per accordo l’uno dopo l’altro,
dalla morte del fondatore del regno, Ibn Saud, nel 1953. Ora Mbs tenta un’altra
novità, seconda generazione (il re Salman suo padre è l’ultimo dei fratelli,
dei figli di Ibn Saud): costruire uno Stato, con istituzioni e leggi. Ce ne
vorrà, prima di avere un parlamento, con elezioni, ma l’ambizione è quella.
Personalmente,
come il principe sherifiano visto e descritto da T.E.Lawrecnce e Gertrude Bell,
ha la freddezza mescolata con l’attenzione all’interlocutore, che fa suo amico
e complice, e con l’umorismo, spesso tagliente ma non cattivo, nella padronanza
dell’inglese – è quello che incanta l’interlocutore, sia esso Trump o Macron.
Anch’egli già “un veterano guerriero a 33 anni” – avendo conquistato l’Arabia
Saudita, seppure per l’intermediazione del re suo padre. Ma Salman,
il padre, il meno politico e intromettente dei fratelli, è re perché Mohammed
ha surclassato i cugini. Anche quelli con molta esperienza politica, come i
figli già anziani dei re Feisal e Fahed, e del principe Sultan.
Mbs è per
questo, come Feisal, anche accorto e calcolatore, dovendo procedere in ogni
azione per una serie di equilibri instabili. Tra essi la sicurezza, demandata
ai biscugini che sono a capo del ministro dell’Interno e di quello della
Guardia Nazionale. Sui quali, con cautela, sta riversando la responsabilità
dello scandalo Kashoggi - l’assassinio, con occultamento del cadavere, del
giornalista Kashoggi nell’ambasciata saudita in Turchia.
Preghiera – È periodica nella
giornata per l’islam, cinque volte al giorno. Scandita da un richiamo, dal
muezzin. Lo era anche per il cristianesimo, scandito da una campana. La regola
di san Benedetto, la più antica di cui si ha memoria, del 525, la prevede sette
volte al giorno, sulla base del salmo 119 (“Sette volte al giorno ti lodo per
la tua giusta legge”): Lodi o Mattutino, Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespri,
Compieta.
Suffragiste-suffragette – Il movimento femminile
inglese di fine Ottocento-primo Novecento per la parità di diritti alle donne e
il voto femminile prese nome dal voto, il suffragio. Con una distinzione tra
chi protestava entro le regole, le suffragiste, e chi, Christabel Pankhurst e
sua madre Emmeline, agitava programmi radicali e agiva con metodi violenti:
contro il matrimonio, per la prostituzione legalizzata, e contro la proprietà,
con aggressioni incendi, pacchi bomba, attacchi a uomini isolati, distruzione
dei nudi nei musei.
La protesta
militante si intensificò dopo il fallimento dei progetti di legge
(“Conciliation Bills”) che ammettevano al voto alcune categorie di donne.
L’esclusione delle donne dal voto restò così totale, e dalla politica. A
Emmeline Pankhurt il partito Laburista rifiutò nel 1903 l’iscrizione proprio
perché donna.
Il dibattito sull’estensione del voto urtò a Londra,
caratteristicamente, con le lessi sulla proprietà: i beni della donna
diventavano automaticamente proprietà del marito al matrimonio. Il voto, anche
maschile, era allora censuario, si basava sulla disponibilità economica, sul
presupposto che solo gli abbienti avessero capacità di giudizio e tempo per la
politica. Lunghi dibattiti si fecero per risolvere il problema
donna-proprietà-censo, ma senza esito.
C’era anche prevenzione. Quando filantrope di grandi famiglie tentarono
di ottenere le rappresentanze locali, essendo l’assistenza ai poveri, e ai
lavoratori bisognosi demandata agli enti locali, ci furono manifestazioni di
uomini contro. Si creò anche una Lega Anti-Suffragio, una Lega nazionale di
donne, favorevoli alla rappresentanza locale ma non a quella politica. La
promossero nel 1907, dopo una vasta corrispondenza anti-suffragio ospitata dal “Times”
nel 1906-1907, trenta mogli di Lord, della Camera dei Lord, nell’assetto
costituzionale dell’epoca molto influente, ma ebbe larghe adesioni femminili.
Fu creata con un’assise pubblica il 23 luglio 1908. Restò in vita fino alla
fine della guerra, nel 1918, pubblicando per dieci anni, da dicembre 1908,
anche una rivista, “Anti-Suffrage Review”. Di questa Lega fecero parte anche
donne molto indipendenti e molto impegnate politicamente, tra esse le
scrittrici Gertrude Bell, Violet Markham, Mrs. Humphry Ward, Ethel Bertha
Harrison, e la sorella minore di Christabel, Sylvie Pankhurst.
La questione fu complicata a Londra anche per la diversa “qualità
sociale” delle sue esponenti. Il film “Suffragette” tre anni fa ne ha dato
involontaria rappresentazione. Emmeline e Christabel Pankhurst sono milionarie
borghesi (anche il film è di una milionaria, Susan Gavron, padre milionario
laburista e baronetto, madre vice-sindaco di Londra), trattate dalla polizia
con riguardo, le violente sono scarmigliate popolane: operaie licenziate per la militanza,
donne picchiate dai mariti o cacciate di casa, private dei figli, e solo
privilegiate da carceri e manganelli, che mettono le bombe e non sanno
perché. L’unico personaggio storico, nel film, di questa turba senza nome,
Emily (Davison), che
alla fine muore – non volendo - per la causa, è una che in pochi mesi fu
imprigionata nove volte, e contro gli scioperi della fame subì una cinquantina
di nutrizioni forzate, una specie di tortura. Dopo aver cercato più volte, per
anni, un acculturamento universitario e una qualificazione che la redimessero
dal lavoro di bambinaia.
astolfo@antiit.eu
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