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martedì 30 aprile 2019

Il mondo com'è (373)

astolfo

Corfù – Fu “italiana” fino alla metà dell’Ottocento, benché, dopo l’occupazione napoleonica di Venezia, fosse passata con le isole Jonie, l’“Eptaneso”, sotto il controllo francese prima, e poi inglese - sloggiate dalla flotta inglese, le truppe francesi rioccuparono l’Eptaneso dieci anni dopo, nel 1807, ma anche questa volta ne furono prontamente sloggiati. I corfioti continuarono a studiare a Padova e Pavia. I giornali avevano testate italiane ed erano redatti in gran parte in italiano.

Malta – Fu russa per un periodo, il papa riconosceva sull’Ordine di Malta e sull’arcipelago la sovranità dello zar. Risale a Pietro il Grande, primo del Settecento, l’idea e la pratica di tenere i contatti col papa attraverso l’Ordine di Malta. Malta interessava in funzione anti-turca, la Turchia essendo stata a lungo il grande nemico della Russia, e come piattaforma per i contatti con i potentati europei.
Lo zar Paolo I, nel suo breve regno, 1796-1801, creò un Priorato russo dell’Ordine di Malta, a San Pietroburgo, aprendolo all’adesione di soggetti non cattolici romani, cioè di ortodossi russi. E fu a lui che l’Ordine si rivolse quando si trovò sotto la minaccia rivoluzionaria francese. Quando cioè Napoleone la occupò e depredò, in funzione anti-inglese, a metà del 1798, sulla via per l’Egitto. Col patrocinio russo, il Gran Maestro Hompesch pubblicò un manifesto per spiegare che la cessione di Malta alla Francia gli era stata imposta con la forza. Subito dopo, i cavalieri di Malta nominarono Gran Maestro proprio Paolo. Che immediatamente fece sapere al papa Pio VII, altro avversario di Napoleone, tramite l’ambasciatore di Napoli, il duca Serracapriola, la sua disponibilità a un fronte antirivoluzionario, cioè antifrancese. In  cambio, sottinteso, del riconoscimento dello zar come Gran Maestro dell’Ordine di Malta. Pio VII si disse disponibile alla soddisfazione “dei desideri di Sua Maestà Imperiale”. E una trattativa si avviò per il riconoscimento dello zar  come capo dell’Ordine. Fu anch ipotizzato, da parte vaticana, la secolarizzazione dell’Ordine, con la rimozione della sudditanza dell’Ordine stesso al Vaticano libero quindi di porsi sotto l’ombrello della corte russa. Secondo un ambasciatore di Paolo I; l’inviato in Toscana Akim Lizakevich, il 24 gennaio 1801 Pio VII gli espresse la disponibilità di “portare a lieto fine il caso”, giudicando “molto gradevole” l’ipotesi di Pietro I Gran Maestro. Nel quadro di un riavvicinamento della chiesa latina con quella ortodossa. Ma il messaggio di Lizakevich giunse a Losca l’8 aprile, quando Paolo I era morto da un mese. Malta intanto veniva recuperata, con l’aiuto degli stesi maltesi, partigiani antifrancesi, dall’Inghilterra. Mentre a luglio Pio VII firmava il Concordato con l’odiato Napoleone.

Mohammed bin Salman – Sembra – si propone - come re Feisal, il figlio dello “sceriffo” della Mecca, quello che fece la gloria di T.E.Lawrence risalendo nel 1918 da solo con pochi uomini fino a Damasco, liberando-occupando la Siria – che l’anno dopo fu passata ai francesi, per compensazione Feisal fu fatto eleggere dalle tribù re di un Iraq appositamente costituito, sulla vecchia Mesopotamia.
Ne ha l’età, 33 anni, la baldanza, la baraka. I fratelli figli di Ibn Saud, che hanno governato finora il reame, sono un’eccezione nel mondo orientale, e specialmente in quello arabo del deserto, tribale: non si sono fatti la guerra tra di loro, e anzi hanno cooperato, regnando per accordo l’uno dopo l’altro, dalla morte del fondatore del regno, Ibn Saud, nel 1953. Ora Mbs tenta un’altra novità, seconda generazione (il re Salman suo padre è l’ultimo dei fratelli, dei figli di Ibn Saud): costruire uno Stato, con istituzioni e leggi. Ce ne vorrà, prima di avere un parlamento, con elezioni, ma l’ambizione è quella.
Personalmente, come il principe sherifiano visto e descritto da T.E.Lawrecnce e Gertrude Bell, ha la freddezza mescolata con l’attenzione all’interlocutore, che fa suo amico e complice, e con l’umorismo, spesso tagliente ma non cattivo, nella padronanza dell’inglese – è quello che incanta l’interlocutore, sia esso Trump o Macron. Anch’egli già “un veterano guerriero a 33 anni” – avendo conquistato l’Arabia Saudita, seppure per  l’intermediazione del re suo padre. Ma Salman, il padre, il meno politico e intromettente dei fratelli, è re perché Mohammed ha surclassato i cugini. Anche quelli con molta esperienza politica, come i figli già anziani dei re Feisal e Fahed, e del principe Sultan.
Mbs è per questo, come Feisal, anche accorto e calcolatore, dovendo procedere in ogni azione per una serie di equilibri instabili. Tra essi la sicurezza, demandata ai biscugini che sono a capo del ministro dell’Interno e di quello della Guardia Nazionale. Sui quali, con cautela, sta riversando la responsabilità dello scandalo Kashoggi - l’assassinio, con occultamento del cadavere, del giornalista Kashoggi nell’ambasciata saudita in Turchia.

Preghiera – È periodica nella giornata per l’islam, cinque volte al giorno. Scandita da un richiamo, dal muezzin. Lo era anche per il cristianesimo, scandito da una campana. La regola di san Benedetto, la più antica di cui si ha memoria, del 525, la prevede sette volte al giorno, sulla base del salmo 119 (“Sette volte al giorno ti lodo per la tua giusta legge”): Lodi o Mattutino, Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespri, Compieta.

Suffragiste-suffragette – Il movimento femminile inglese di fine Ottocento-primo Novecento per la parità di diritti alle donne e il voto femminile prese nome dal voto, il suffragio. Con una distinzione tra chi protestava entro le regole, le suffragiste, e chi, Christabel Pankhurst e sua madre Emmeline, agitava programmi radicali e agiva con metodi violenti: contro il matrimonio, per la prostituzione legalizzata, e contro la proprietà, con aggressioni incendi, pacchi bomba, attacchi a uomini isolati, distruzione dei nudi nei musei.
La protesta militante si intensificò dopo il fallimento dei progetti di legge (“Conciliation Bills”) che ammettevano al voto alcune categorie di donne. L’esclusione delle donne dal voto restò così totale, e dalla politica. A Emmeline Pankhurt il partito Laburista rifiutò nel 1903 l’iscrizione proprio perché donna.
Il dibattito sull’estensione del voto urtò a Londra, caratteristicamente, con le lessi sulla proprietà: i beni della donna diventavano automaticamente proprietà del marito al matrimonio. Il voto, anche maschile, era allora censuario, si basava sulla disponibilità economica, sul presupposto che solo gli abbienti avessero capacità di giudizio e tempo per la politica. Lunghi dibattiti si fecero per risolvere il problema donna-proprietà-censo, ma senza esito.
C’era anche prevenzione. Quando filantrope di grandi famiglie tentarono di ottenere le rappresentanze locali, essendo l’assistenza ai poveri, e ai lavoratori bisognosi demandata agli enti locali, ci furono manifestazioni di uomini contro. Si creò anche una Lega Anti-Suffragio, una Lega nazionale di donne, favorevoli alla rappresentanza locale ma non a quella politica. La promossero nel 1907, dopo una vasta corrispondenza anti-suffragio ospitata dal “Times” nel 1906-1907, trenta mogli di Lord, della Camera dei Lord, nell’assetto costituzionale dell’epoca molto influente, ma ebbe larghe adesioni femminili. Fu creata con un’assise pubblica il 23 luglio 1908. Restò in vita fino alla fine della guerra, nel 1918, pubblicando per dieci anni, da dicembre 1908, anche una rivista, “Anti-Suffrage Review”. Di questa Lega fecero parte anche donne molto indipendenti e molto impegnate politicamente, tra esse le scrittrici Gertrude Bell, Violet Markham, Mrs. Humphry Ward, Ethel Bertha Harrison, e la sorella minore di Christabel, Sylvie Pankhurst.

La questione fu complicata a Londra anche per la diversa “qualità sociale” delle sue esponenti. Il film “Suffragette” tre anni fa ne ha dato involontaria rappresentazione. Emmeline e Christabel Pankhurst sono milionarie borghesi (anche il film è di una milionaria, Susan Gavron, padre milionario laburista e baronetto, madre vice-sindaco di Londra), trattate dalla polizia con riguardo, le violente sono scarmigliate popolane: operaie licenziate per la militanza, donne picchiate dai mariti o cacciate di casa, private dei figli, e solo privilegiate da carceri e manganelli, che mettono le bombe e non sanno perché. L’unico personaggio storico, nel film, di questa turba senza nome, Emily (Davison), che alla fine muore – non volendo - per la causa, è una che in pochi mesi fu imprigionata nove volte, e contro gli scioperi della fame subì una cinquantina di nutrizioni forzate, una specie di tortura. Dopo aver cercato più volte, per anni, un acculturamento universitario e una qualificazione che la redimessero dal lavoro di bambinaia.

astolfo@antiit.eu


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