Il Russiagate ha messo in difficoltà
i russi, quelli emigrati negli Usa. Masha Gessen, una russa emigrata che scrive
ogni giorno contro Trump e contro Putin, si dice stranita sul “New Yorker”, il
giornale molto anti-Trump, di cui è colonna: “Sono stati due strani anni e
mezzo”, dall’inizio del Russiagate: “Molti di noi che scriviamo della Russia
professionalmente, o che siamo russi, abbiamo faticato a inquadrare quello che
sappiamo con la narrativa del caso. In questa narrativa, la Russia ha messo in
opera un’operazione sofisticata e audace di sovversione delle elezioni
americane, per installare un presidente di sua scelta – ha riuscito un golpe. Lo si dica all’americano medio liberal, si avrà un cenno di consenso.
Lo si dica al russo medio liberal, si
otterrà una fragorosa risata. I russi sanno
che il loro Stato non ha la competenza per montare un sabotaggio sofisticato,
che il Cremlino fu più sorpreso dall’elezione di Trump dello stesso candidato,
e che le relazioni russo americane sono al loro punto peggiore dal culmine
della guerra fredda”.
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