lunedì 15 aprile 2019

Il veggente cieco


L’indovino cieco, che “di ogni essere umano” che incontra vede “istantaneamente il futuro prossimo e lontano”. Il vedere – sapere, capire, immaginare – come condanna. Edipo è il risvolto dell’ovvio, pericolante se non negativo, tendente al tragico.
Il trasformista, il personaggio dalle mille vite, la memoria vivente dei miti e le paure dell’antica Grecia, Camilleri racconta al modo suo, arguto e sapido, basandosi su testi vecchi e nuovi che ne rinfrescano la memoria. Da Esiodo a Ovidio, Orazio, Giovenale, i tanti lo hanno rimesso in scena, Dante, gli umanisti, e da ultimo T.S. Eliot, Pound, Pasolini, Primo Levi. Passando naturalmente per Edipo e Freud.
Una prova di forza. Non tanto per i testi, che Camilleri ha ritracciato da  Emilia Di Rocco, “Io Tiresia. Metamorfosi di un profeta”. Quanto per lo stesso scrittore regista, che si voluto identificare nel personaggio personalmente, a 93 anni, seppure da seduto, ma per un’ora e mezza di filata, al teatro Greco di Siracusa, senza teleprompter – il “gobbo”. Essendo la cecità sces a anche su di lui.   
Andrea Camilleri, Conversazioni su Tiresia, Sellerio, pp. 63 € 8

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