mercoledì 24 aprile 2019

La Cina tra noi

In occasione della visita di Xi a Roma, e dell’accordo sul piano cinese di investimenti infrastrutturali, detti alla Marco Polo della Via della Seta, la Germania e la Francia hanno lamentato pubblicamente la condotta italiana, come quella che ha minato la posizione europea. Ma in realtà l’Italia viene molto dietro la Germania, la Gran Bretagna, la stessa Francia, l’Olanda, il Belgio, negli affari con la Cina.
In Italia, in occasione della visita di Xi, si sono contati 168 investimenti cinesi, per un totale di 13 miliardi, per un fatturato complessivo analogo, di 13 miliardi. Ma, all’infuori di Pirelli (un investimento da 7,3 miliardi), i maggiori investimenti sono stati nell’Inter e, sfortunato, nel Milan. Il resto è poca cosa: piccole aziende, o piccole quote, non dirimenti, in Fca, Tim, Enel, Generali, Ansaldo Energia, Terna, Cdp Reti, Berio, Krizia, Esaote.
In Gran Bretagna gli investimenti sono stati 227, in Germania 225. In Francia, Olanda e Belgio gli investimenti sono stati dello stesso ordine di quelli in Italia, rispettivamente 89, 82 e 78. Ma di grande portata: il porto di Rotterdam e quello di Zeebrugge. Più i porti del Pireo, di Bilbao e di Valencia. In Gran Bretagna l’interesse cinese è sull’aeroporto di Heathrow, in Germania su quello di Francoforte.
In totale, la Cina ha effettuato 678 investimenti in Europa, 360 dei quali con l’acquisizione del controllo o della totalità dell’impresa.

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