Si moltiplicano i registi, almeno
tre per questa quarta stagione, Cristina Comencini, che è anche supervisore
artistico, Marco D’Amore, il “Ciro Esposito” della saga eliminato nel finale
della terza serie, Enrico Rosati, aiuto nelle prime tre stagioni, e Ciro Visco,
altro aiuto, solo omonimo del celebrato direttore del coro di Santa Cecilia a
Roma. Ormai la serie va in folle, in discesa, in automatico, chiunque può
farla, è immutabile. Ma non è cambiata l’aura solenne che accompagna la camorra
di Saviano, sui toni della saga, della tragedia. Fastidiosissima – Ozpetek dice
“faticosa”, per “il modo di recitare, fissandosi frontali negli occhi, come
tenuti su da un palo, o per sbrigarsi perché hanno una bomba al culo”. Sbagliata: il
camorrista, il mafioso, è sfuggente. Non guarda negli occhi, non fa piani, e
non parla distinto - nell’immaginario mafioso forse sì, ma lo spettatore è
istintivamente contro la mafia, le cerca difetti.
Dieci lunghi episodi,
intollerabili. La novità questa volta è la camorrista – la boss donna. Bella donna
naturalmente, Cristiana Dell’Anna, anche forbita. Ma dove li trovano? Se a Napoli, uno correrebbe ad affiliarsi.
C.Comencini-M. D’Amore-E.
Rosati, C.Visco, Gomorra, Sky
Atlantic
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