domenica 14 aprile 2019

La saga della camorra


Si moltiplicano i registi, almeno tre per questa quarta stagione, Cristina Comencini, che è anche supervisore artistico, Marco D’Amore, il “Ciro Esposito” della saga eliminato nel finale della terza serie, Enrico Rosati, aiuto nelle prime tre stagioni, e Ciro Visco, altro aiuto, solo omonimo del celebrato direttore del coro di Santa Cecilia a Roma. Ormai la serie va in folle, in discesa, in automatico, chiunque può farla, è immutabile. Ma non è cambiata l’aura solenne che accompagna la camorra di Saviano, sui toni della saga, della tragedia. Fastidiosissima – Ozpetek dice “faticosa”, per “il modo di recitare, fissandosi frontali negli occhi, come tenuti su da un palo, o per sbrigarsi perché hanno una bomba al culo”. Sbagliata: il camorrista, il mafioso, è sfuggente. Non guarda negli occhi, non fa piani, e non parla distinto - nell’immaginario mafioso forse sì, ma lo spettatore è istintivamente contro la mafia, le cerca difetti.
Dieci lunghi episodi, intollerabili. La novità questa volta è la camorrista – la boss donna. Bella donna naturalmente, Cristiana Dell’Anna, anche forbita. Ma dove li trovano? Se a Napoli, uno correrebbe ad affiliarsi.
C.Comencini-M. D’Amore-E. Rosati, C.Visco, Gomorra, Sky Atlantic

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