Si pubblicano solo libri
sulla morte o l’inesistenza di Dio, vale la pena dunque riproporre un testo a
favore, anche se a favore del figlio di Dio. Dopo l’edizione Quodlibet cinque
anni, curate da Michele Ranchetti, l’operina si ripropone altrettanto appetente
tradotta e introdotta da Carlo Carena, con l’originale francese.
“Il Verbo che esisteva dall’eternità, Dio in Dio” si manifesta con
Cristo a coloro “solamente ai quali egli ha dato il potere di essere fatti
figli di Dio”. Un testo sembrerebbe, da questo incipit, non per tutti. Per quali però fu scritto, ed è. Anche se si
rilegge con sopresa, per quanta dimestichezza uno abbia con i Vangeli.
Una sinossi affascinante della vita pubblica del Cristo, in 354
svelti punti. Pascal riprende, con Giansenio e Arnauld, il progetto di
sant’Agostino, di collazionare i Vangeli, cronologicamente e tematicamente:
questa vita di Gesù è quella dei Vangeli. Con l’esperienza personale della
“scoperta di Dio” da parte dello stesso Pascal, da libertino convertito.
I Vangeli sono scanditi in unità di tempo e luogo. Per
un’esposizione orale, come alla lavagna, o una rappresentazione teatrale, in
armonia col gusto del tempo – una sacra rappresentazione, più raffinata, secca.
Forse un copione per una delle “piccole scuole” gianseniste che gravitavano
attorno a Port-Royal, cui Pascal fu addetto per qualche tempo? Il “Compendio”,
scritto nel 1655, non fu stampato – solo molto dopo, a fine Ottocento.
Blaise Pascal, Compendio della vita di Gesù Cristo, La
Vita Felice, pp. 157 € 12,50
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