Un esercizio di virtuosismo,
una mostra di estremo interesse su un solo dipinto, curata dal direttore dei
Musei Vaticani, Barbara Jatta – l’unico contributo finora di Roma al centenario.
Dove c’è tutto di Leonardo. Il temperamento e gli interessi, soprattutto per la
tecnica, il suo interesse divorante - la sperimentazione. Che più spesso
finisce male, e a volte nel non finito. Anche del dipinto in mostra, l’unico certificato dei suoi tre anni a Roma,
quando all’improvviso abbandonò Milano - lasciandovi tutte le sue cose. Le
tecniche usate in questo dipinto-laboratorio sono mostrate in video,
certificate dal laboratorio di restauro vaticano.
C’è anche la documentazione
della sua permanenza a Roma, cooptato da Giuliano de’ Medici, cardinale, fratello
del papa Clemente VII, prima della decisione altrettanto improvvisa, morto
Giuliano, di andarsene a Parigi. La mostra documenta il suo soggiorno al Belvedere,
struttura poi sacrificata ad altri edifici. La possibile committenza del quadro,
probabilmente fiorentina – il santo era in grande domanda a Firenze. Finito poi,
qualche secolo dopo, a Milano, ad Angelika
Kaufmann. I cui eredi vendettero la pala per legno vecchio. Recuperata in vari
pezzi per l’insistenza del cardinale Fesch, lo zio di Napoleone, il fratello
uterino di Letizia Ramorino, poco prima della sua morte nel 1839. Riportata a
Roma sulla expertise di giovani
accademici di San luca, nel quadro della politica d Pio IX acquisire reperti artistici
a soggetto religioso.
Con un tentativo di decifrazione dell’iconologia. Come sempre indefinita in Leonardo, ma qui, sul tema religioso, di complessa lettura.
Leonardo, il san Girolamo dei Musei Vaticani, Braccio di Carlo Magno, Vaticano
Nessun commento:
Posta un commento