In un’epoca in cui tutti siamo
saputi – siamo Socrate – quello vero è solo opportuno. Non il sospetto e il
complottismo ma la disponibilità amabile alla ricerca.
La disponibilità è in sé
amabile, anche se il Socrate storico fu un provocatore. Non lo fu a fini
eversivi, Socrate non è un cinico. È uno che sostiene: “Nessuno sbaglia di sua
propria volontà”. Un presupposto conoscitivo (logico) più che etico, e tuttavia
pregno di bontà, di umana connivenza.
Radice apre con l’eccezione
Socrate: “Socrate era brutto” è l’incipit. In una città, Atene, che faceva
della bellezza una virtù, la virtù. E sarà un personaggio ma anche una traccia:
Socrate è uno per Platone (è più di uno anche per Platone…), uno “metafisico o
addirittura cristiano”, e uno umanista, il “Sancte Socrates, ora pro nobis” di
Erasmo. Ma non è vero che Socrate è molteplice, cioè sfuggente – è anche poco,
bisogna dire tra parentesi, per i filosofi, che non lo amano. È semplicemente,
come disse Cicerone, quello che ha portato la filosofia dal cielo in terra,
dall’argomentazione astrusa a quella logica e morale.
Ritenuto da un paio di
secoli, anzi da tre, il padre dell’agnosticismo, della critica alle posizioni
assolute o universali, è invece l’assertore della verità, nella sua unica forma
pensabile, “so di non sapere”, della conoscenza come ricerca. Quello per il
quale la virtù è scienza, conoscenza.
Il metodo socratico è di
molta virtù. L’uomo è invece faticoso, spesso insopportabile – si può dare
ragione a Nietzsche almeno in questo. Nei dialoghi di Platone, che monopolizza:
un chiacchierone, che passava le mattine a importunare gli ateniesi nelle
piazze e nei mercati. E nel processo, quando provocò senza necessità la folta
giuria, 1501 persone. Sia al momento di decidere la colpevolezza che dopo,
quando andava decisa la pena. Giungendo,
dopo la condanna risicata, a farsi mandare a morte con una maggioranza di due
terzi, e a chiedere sfottente come pena alternativa, cui aveva diritto, non
l’autoesilio (così si era regolato Anassagora), ma il mantenimento a vita, a
spese dello Stato, nel luogo più augusto della città, il Pritaneo che lo giudicava.
Con una cronografia
dettagliata, una piccola antologia, e una bibliografia accessibile.
Roberto Radice (a cura di), Socrate, suppl. Corriere della sera,
pp. 167, ill., gratuito col giornale
Nessun commento:
Posta un commento