Volendo rieditare la composizione,
Koopman, topo d’archivio, l’ha integrata per i pezzi mancanti. Non con le vecchie
musiche del giovanissimo Mozart, delle quali non si hanno i riferimenti, ma con
una messa di Michael Haydn, della quale lo sposo esaudito avrebbe avuto conoscenza
nell’archivio della stessa chiesa, in quanto Michael vi esercitava quale
maestro di cappella. E ne ha fatto un’esecuzione di sua grandissima
soddisfazione – non stava in sé dalla gioia. Con l’ausilio di una superimpegnata
orchestra di Santa Cecilia, e con un cast d’eccezione, sopratutto le parti
femminili, le soprano Roberta Mameli e Magia Grazia Schiavo, regine del revival tardo barocco. Ma con uno strano
effetto all’ascolto: che era sensibile uno stacco tra le parti di Mozart e le altre.
Le scuole e i canoni non sono tutto, né la parte migliore, dell’opera d’arte,
musica compresa. O: c’è un’anima. Mozart è diverso, l’Autore è sempre un altro.
W.A.Mozart, Messa in do minore per soli, coro e
orchestra, K 427, Accademia Nazionale di Santa Cecilia
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