Le “avventure” di cinque
ragazzi, fratelli e sorelle. In epoca non lontana ma remota, gli anni 1970. Una
rivisitazione entusiastica di una di loro, di picarismi innocenti, per quanto,
come capita ai ragazzi, speso rischiosi. Senza altro costrutto che la gioia del
ricordare gioioso. Soffuso però, involontariamente, di nostalgia: “Quando mamma
aveva trent’anni c’eravamo tutti e cinque e avevamo un pulmini Fiat 850”. Una
mamma di trent’anni aveva cinque figli.
Cioè: la scrittura è
femminile, come usava dire, ma il narratore ha nome Matteo. Perché: “Noi siamo
stati una delle prime generazioni che è cresciuta senza un senso preciso di dove
andare”. La generazione del Sessantotto non ha dato orientamenti ai suoi figli,
non stabili, non prefissati: “Non ci veniva dato un modello”. Non si insegnava,
non si correggeva: “Non c’era neanche la chiara divisione maschio-femmina e noi
da piccoli eravamo un po’ maschiacci”.
Titolo fortunato. Già un anno
fa ne è uscito un altro, genere fantasy, autore Ezio Amadini. E altri, chissà,
certo, di Giò Ponti et al. - “costruttori
di ponti” sono in questa stagione i migranti del papa.
Zita ha molti interessi e
anche la rivista online cronacheletterarie.
Tiziana Zita, I costruttori di ponti, amazon, pp. 229
€ 10
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