Uno che vive a Roma subisce a ogni
passo tanta pochezza come un pugno nell’occhio, senza difesa possibile. Imposta da una ragazza forse più incapace che
cattiva, che comunque presiede senza scrupoli una banda di malfattori. Piccoli,
rubano le migliaia non i milioni, ma sfrontati:
gli sfioramenti sullo stadio dell’As Roma, e sugli altri impianti o attività
dello sport, le carriere dei vigili urbani (ora hanno più pensione se fanno più
multe…), gli speculatori dei bassi e i piani terra, a favore dei quali si
decretano a raffica nefaste isole pedonali. In un’atmosfera di ladrocinio
concitato.
Fuori dalla fogna mefitica della sindacatura
capitolina, se uno riesce ad alzare lo sguardo, non trova se non piccoli maneggioni
di una vecchissima politica. Che si fanno belli sperperando il denaro pubblico:
sussidi, pensioni, posti. I contribuenti – le gente che alvora – gravando per
questo di nuove tasse e altri debiti. Non un euro di investimento, non un
programma, nemmeno una promessa. Piccola gente, piccolo Grillo.
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