Bas
bleu – Furono inglesi all’inizio – Blue Stockings
- la cosa e la voga: un movimento di acculturazione femminile, separato dal
mondo maschile, con una coscienza forte di genere. Che le donne in società
voleva sottrarre all’“inutilità”, al pettegolezzo e al gioco delle carte. Riservato
a Londra alla nobiltà, seppure magnanima e anzi filantropica – il temine nasce
dalla disponibilità ad accettare un libraio-editore povero con le calze blu quotidiane
invece che con quelle nere d’ordinanza in società, che il libraio non poteva permettersi.
Sancito in un lungo poema già nel 1768 da Hannah Moore, naturalmente in inglese
ma col titolo Bas-bleu: “Long was Society
o’er-run\ by Whist, that desolating Hun…”. Circoli analoghi erano subito
sorti nella Parigi dei Lumi pre-rivoluzionaria, riverberando il fenomeno come bas-bleu anche a Londra.
Gadget
– Botto di tirature del “Corriere della
sera” col regalo di “Socrate”, un libro ben sceneggiato sulla vita e il
pensiero del filosofo, martedì 30 aprile. La tiratura è stata di 351 mila
copie, molto a di sopra degli altri martedì, che viaggiano sulle 270 mila copie.
Dopo una prima operazione libro-gratuito, con “Norimberga”, altro libro ben
scritto, sul processo ai criminali nazisti, il venerdì di un mese prima, il 29
marzo. Per il quale la tiratura era stata anch’essa accresciuta ma non di
molto, dalle 286 mila copie di crociera per quel giorno della settimana a 320
mila.
Il libro gratuito piace. Ma senza effetti
sulle tirature-vendite dei giorni successivi, che rimangono attestate sui
livelli pre-regalo. Il regalo si giustifica con una maggiore raccolta pubblicitaria,
o una più cara per il giorno dell’accresciuta tiratura. Altro beneficio non c’è:
il libro è un costo, e non porta lettori.
Più in generale la trasformazione dell’edicola
in libreria e negozio di oggettistica si conferma aver contribuito al calo delle
vendite dei giornali: non ha fermato l’emorragia e forse la ha alimentata. La diversificazione
opera commercialmente nel senso di attirare più pubblico, che poi qualcosa
comprerà. Ma lo spazio dell’edicola è ristretto, non consente il curiosare. Mentre
i troppi libri e altri gadget, in regalo o in promozione, non consentono nessuna
forma di attenzione ai giornali. Che peraltro sono praticamente invisibili.
Interesse – Si faticò a lungo, dalla ripresa dell’economia nel Duecento fino
al Cinquecento, a trovare una giustificazione” al prestito a interesse. Che si
lasciava agli ebrei ma, in teoria, non si giustificava tra cristiani. Si
cominciò con i poveri, con i monti di Pietà. Dove non si paga un interesse, ma
sì col maggior valore del riscatto rispetto al prestito su pegno. Presto
peraltro i Monti di Pietà furono sottratti agli Zoccolanti, che li gestivano a
titolo gratuito, e organizzati per battere con la concorrenza i “banchieri strozzini”
- leggi gli ebrei, che erano di fatto i banchieri dei poveri. Cominciò Firenze a
fine Quattrocento, e l’esempio venne presto imitato.
Senza però
risolvere il problema dell’interesse. Varie teorie fiorirono, ma ancora nel
primo Cinquecento si sosteneva che, poiché
l’usura esiste, imposta dagli ebrei, il principe cristiano, quando tratta di
queste cose, non è soggetto a peccato, essendo anzi egli stesso, nei suoi
doveri di protettore dei propri sudditi, un patiens,
una vittima. Un martire. Questo era il parere dei domenicani di Brescia, gente
di dottrina.
Ma anche il Nord non va meglio. La Polonia devota ha atteso a lungo
prima di arrivare a San Pietro. Gli apostolici britannici possono vantare un
solo papa, Adriano IV - se non si considera Giovanni VIII, il papa femmina, di
cui Cesare Baronio e i gesuiti contestarono perfino l’esistenza, fino al punto
di far distruggere i documenti che la riguardavano..
Bruno
Rizzi – Dimenticato nel dopoguerra, anzi
cancellato da Togliatti e il Pci, benché sia vissuto fino al 1977, è stato un
militante comunista che prima della guerra, emigrato politico a Parigi,
teorizzò il sovietismo come burocrazia, come regime burocratico. Senza
pregiudizio ideologico: in quanto organizzazione , di vaste aree e grandi popolazioni,
a fini produttivistici.
Già nel 1937 pubblicava, a Milano, “Dove
va l’Urss?”. Nel 1939, emigrato a Parigi, fece la sintesi delle sue riflessioni
in “La burocratizzazione del mondo”, pubblicato in francese. Preliminare al concetto
di totalitarismo sviluppato nel 1951 da Hannah Arendt in “Le origini del
totalitarismo” - al terzo libro dell’opera, “Totalitarismo”, che la filosofa connette
alle masse senza classi, all’affollamento-isolamento di tutti e ciascuno nella
massa informe. Preliminare anche alla “Rivoluzione manageriale” di James
Burnham nel primo dopoguerra, che invece avrà ampia fortuna e farà testo.
Burnham era stato lettore e estimatore di Rizzi, così come Orwell. Trockista
come Rizzi prima della guerra, Burnham diverrà un forte conservatore dopo la
guerra. Rizzi invece sarà animatore di vari gruppi e di riviste in ambito
marxista-leninista..
Un’organizzazione non capitalista né
socialista Rizzi rilevava nell’Urss: un regime che definiva di collettivismo
burocratico. Un terzo “sistema”, creato e dominato da una gerarchia, una
burocrazia di vertice, come è nella natura delle burocrazie. Il “regime” sovietico
Rizzi estendeva, quasi copia conforme, ai fascismi allora dominanti in Europa.
E di cui riscontrava tracce solide anche nel dirigismo di Roosevelt, delle politiche
di rilancio dopo il crac del 1929-1933, al Sud degli Stati Uniti e in tutta l’economia.
Totalitarismo
– Viene con la fake news e la parcellizzazione.
È l’assunto di Hanna Arendt nel terzo libro, “Totalitarismo”, delle sue “Origini
del totalitarismo”. Viene con la disinformazione, allora propaganda, e con l’eliminazione
di tutte le strutture sociali e politiche intermedie. Con lo sradicamento dell’individuo,
e la sua collocazione nella massa informe.
Tribù
– Ineliminabili le dice Gertrude Bell, che
ne ebbe conoscenza diretta e approfondita, per molti anni ai primi del Novecento,
nel deserto arabico e siriano, fino all’odierno Iraq. Per una ragione semplice,
per rappresentare il paese non urbanizzato, non cittadino: “Il grosso dei membri
delle tribù, i pastori, gli abitanti delle aree paludose, coltivatori di riso, orzo
e datteri dell’Eufrate e del Tigri, la cui esperienza dell’arte del governo è
confinata alle voci e alle condotte dei vicini della porta accanto, potrebbe
con difficoltà essere richiesto di decidere il prossimo capo del paese, e con quale
costituzione”.
Ma “non è solo giusto in sé che le tribù
siano rappresentate, è anche essenziale per la salvezza del governo nazionale che le tribù
siano associate ad esso”. Hanno contro tutti “nei circoli nazionalisti
avanzati”: La gente di città e i proprietari terrieri, che odiano e temono le
tribù (come le tribù odiano e temono la gente di città), non gradiranno affatto
che esse guadagnino uno status politico”. Succede anche oggi, dovunque la tribù
siano gruppi sociali influenti, se non fatti istituzionali riconosciuti, in
Iraq, Siria, la penisola arabica e la Libia come in molta Africa, a partire
dalla Nigeria.
L’analisi G. Bell concludeva con una nota pragmatica:
conveniva al governo di Londra accettare una rappresentanza politica delle
tribù, anche per sottrarle all’influenza dei gruppi arabi nazionalisti. Degli
intellettuali arabi: “È l’intellighentsia urbana che vuole una rappresentanza
politica delle tribù, ed essa è l’ossatura del partito nazionalista”, avvertiva
il governo britannico. Di fatto, da ultimo, è l’intellighentsia politica sia in
Iraq che in Siria che ha portato ai disastri degli ultimi venti anni, per avere
voluto un modello urbano e occidentale, e un uomo un voto.
astolfo@antiit.eu
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