domenica 19 maggio 2019

Il mondo com'è (375)

astolfo


Agenti russe – Si moltiplicano le gentildonne russe che traggono eminenti occidentali, politici o affaristi, a mali passi: Anna Chapman, Maria Butina, Natalia Veselnitskaja. Generalmente, in questi ultimi anni, negli Stati Uniti. Ora anche alle Baleari, dove una “Aljana Makharova” ha sputtanato mezzo governo austriaco. Generalmente bionde, ma non necessariamente: Chapman è “la rossa”, Veselnitskaja è mora. Ma non sono una novità, dame russe hanno infioretto il Novecento, a Londra, Berlino e Parigi, in proprio o accanto a personaggi illustri, negli anni del sovietismo. In quegli nni, però, non con gli uomini d’affari, le relazioni d’affari erano interrotte, ma con gli intellettuali.
Le agenti più famose sono state Christa Wolf a Berlino Est e Julia Kristeva in Bulgaria e a Parigi - moglie di Philippe Sollers e animatrice di “L’Infini”, la rivista dell’editore Gallimard. Mentre resta da accertare il ruolo di Elsa Triolet, moglie di Aragon e scrittrice in proprio - Triolet per un precedente matrimonio, di suo Elsa Kagan, sorella di Lilja Brik.
Lilja Brik fu una collaboratrice stretta di Stalin, una allumeuse addetta alla sorveglianza di Majakovskij e altri letterati. Majakovskij fu sempre sorvegliatissimo. Nei movimenti, e anche negli innamoramenti. Quando nel 1928 Elizaveta Zilbert, in arte Elly Jones, da New York decise di recarsi a Parigi e rimettersi col poeta, Lilja l’anticipò, promuovendo l’affascinante Tat’jana Jakovleva, un’emigrata. Quando l’anno dopo il poeta ingenuo s’apprestava a proporre le nozze a Tat’jana, Lilja fulminea scambiò le parti: Tat’jana andò sposa a un visconte du Plessix, mentre una Veronica Polonskaja si rese disponibile, benché sposata.
Catturata presto dai servizi russi, come Lilja Brik, e come lei molto influente fu la baronessa Budber, Marja Ignat’evna Zakrevskaja detta “Moura”. Alle calcagna come segretaria di Gor’kij a Sorrento, di cui, al momento del rientro nell’Urss, trafugherà gli archivi. Poi sposa a Londra, con lo stesso incarico, di H.G.Wells.
Fu probabile sposa-spia la moglie di Artur London, il leader comunista cecoslovacco coinvolto nel 1952 nei processi a Praga – poi riabilitato. E si sospetta pure la moglie del filosofo Lukáks – che pure le faceva l’amore ogni giorno, metodico, dopo pranzo. La sposa spia (anche la fidanzata spia è quasi un trademark sovietico. Molto chiacchierata è stata pure “gala”, Elena Dmitrievna Ianovna D’jakonova, moglie o amante di Paul Éluard, il poeta, di Max Ernst e di Dalì.
La figura dell’“infiltrata” è a volte mediata: una non-russa manovrata da un agente russo. È il caso della moglie dello scrittore tedesco Uwe Johnson, Elisabeth, che lo portò al suicidio: la moglie lo tradiva nel senso che lo spiava, riferendone a un agente cecoslovacco che agiva per conto del Kgb russo.

Birra\vino – Fanno le due Europa, più che la differenza fra Europa latina e Europa nordica. Il Medio Evo tedesco da primato, di Alberto Magno e Hildegarda, le cattedrali e i mistici, Adamo di Brema, Ugo di san Vittore, Wolfram di Eschenbach, Cesario di Heisterbach, era della Germania del vino. Della Mosella, che Ausonio ha cantato, il poeta di Bordeaux. La Mosella è, era, la Germania più romanizzata, col Sud Tirolo ora italiano: ci facevano il vino - si fa poesia col vino, si filosofa con la birra? Vandelberto, abate di Prün, sempre area del vino, versificò il calendario, come Francis Jammes.
L’Europa che non trova radici ne avrebbe due consolidate, per mentalità e linguaggi, l’area del vino e quella della birra. Prima delle monarchie e degli Stati nazional-monarchici, la vite univa Francia e Germania.

Paolo Rumiz, “Il filo infinito”, 67, mescola i due piani: “Il cristianesimo conquistò il mondo anche col vino, e naturalmente con la birra”. La birra è diventata cosa del Nord perché il luppolo è più resistente ai freddi della vite. Ma, insiste, Rumiz, anch’essa viene dal Sud: “La birra non è affatto cosa del Nord, la storia è tutta diversa”. La birra “sbarca in Europa attraverso la Calabria, grazie ai monaci copti d’Egitto, risale la Penisola dall’abbazia di san Francesco da Paola che ne aveva codificato la ricetta, segue la dorsale appenninica. Inonda la Padania lasciando tracce di schiuma sui baffoni dei Longobardi, per poi valicare le Alpi e dissetare le masse carolingie a est e a ovest del Reno, diventare Oktoberfest tra i tedeschi…” .

Bosnia - Il Reggimento di Fanteria Bosniaca, col fez, portò a lungo rovine su tutto il fronte italiano, dalle Dolomiti all’Isonzo.

Demografia – Non si fanno figli in Italia da mezzo secolo, per effetto della “riforma” fiscale, la legge Visentini. Che la famiglia ha disintegrato e abbattuto. Al suo varo, la famiglia italiana si calcolò che veniva a pagare sul reddito un’imposta che era tredici volte quella della famiglia tedesca, e sette volte quella francese.
La riforma che porta il nome del laico Visentini fu tuttavia varata e anzi promossa, nel 1974, dalla Democrazia Cristiana allora in auge, col governo Moro-La Malfa. E dal Vaticano. Che, via la Corte Costituzionale da loro espressa, hanno stabilito essere l’individuo e non la famiglia l’unità patrimoniale. Un passo gigantesco contro il matrimonio. Si apriva anche la corsa alle separazioni, e ai patti matrimoniali ostativi.
Una riforma che costituisce anche un caso per la polemica sul capitalismo: se l’individuo è privilegiato in ambito protestante o non di più in ambito cattolico.

Nestoriani – Cristiani ormai praticamente scomparsi, per persecuzioni, emigrazione, più o meno forzata, e stallo demografico, dalla Siria e dall’Iraq. Dove erano una comunità di alcuni milioni di fedeli un secolo fa, legalmente riconosciuta e politicamente rappresentata, ora ridotti a 1-1,1 milioni. Dei quali 600 mila o poco più caldei e 5-600 mila assiri. Osteggiati da tutti, arabi, persiani, turchi e curdi, e dispersi: in India i più (si ritrovano nel famoso romanzo di Arundhati Roy, “Il Dio delle piccole cose”), e nel Nord America, fra Stati Uniti e Canada.
Organizzati come una tribù, avevano a capo un arcivescovo ereditario, il Catholicos. Mar Shi’mun XXIII, terz’ultimo arcivescovo in carica, lo divenne un secolo fa, nel 1920, a undici anni. Succedeva a uno zio ucciso durante il genocidio assiro in Turchia. Ma presto fu espulso dall’Iraq, nel 1933. Si rifugiò a Cipro, dapprima, e nel 1940 negli Stati Uniti. Dove è stato assassinato nel 1975, da un correligionario per dissidi tribali.
Il successore dell’ultimo Mar Shi’mun è stato eletto. Anch’esso però appartenente a una linea ereditaria di vescovi-patriarchi, i Dinkha: Mar Dinkha IV, vescovo di Urmia e poi arcivescovo di Teheran. A Dinkha IV, morto nel 2015, è succeduto il metropolita di Baghdad Mar Gewargis III - mar è siriaco classico per “signore”, in uso per i santi e i vescovi.
Nella versione caldea, sono particolarmente devoti della Madonna. Sotto il titolo, spesso,Nostra Signora della Buona Morte.

Russia - “La Russia ha bisogno di perestrojka e di glasnost” è di Alessandro Herzen, metà Ottocento.
astolfo@antiit.eu

Nessun commento:

Posta un commento