Questo il messaggio – il
saggio è politico, non tecnico né scientific. Una nuova eugenetica, contro la
vecchia. Rivoluzionaria. Ma ridotta all’orizzonte della gestante, che una volta
si sarebbe detto dell’egoismo. Una contraddizione proposta – anche vissuta? –
con sicumera, e autoreferenziale, molto.
Lewis si rifà a Marx, al
“Manifesto dei comunisti”, per l’“abolizione della famiglia”. Ma non ha nulla
di marxista. Ha riferimenti di vario genere, fino a un incolpevole W.E.DuBois,
che non c’entra. Ma non nel nome di popoli o classi o generi oppressi o negletti.
Nel nome di alcune autrici, che però non sono madri, tanto meno surrogate: Toni
Morrison, per esempio, o Ursula Le Guin. E “Elena Ferrante”, che ama citare,
per la quale, ammesso che sia femmina, la maternità è “un quid fatto di
materiale vivente che continuamente amalgamava e stendeva la sua sostanza
vivente per consentire a due avide sanguisughe di nutrirsi” - “una terribile
metafora”, commenta la stessa terribilista Lewis.
La cosa più strana di questo
manifesto per la maternità surrogata, fuori da ogni nozione di famiglia, è che
Lewis è essa stessa espressione della migliore-peggiore white suprematist progressive feminist classe che dileggia – andasse a raccontare il suo libro in
Asia o in Africa le donne la prenderebbero a randellate, Sophie Lewis, che di
professione fa geografa, meglio di tutti dovrebbe saperlo. Qui fa
il caso dell’ospedale Akanska in India, per l’infertilità – che si pubblicizza come
clinica dell’infertilità, ma offre madri indiane giovani selezionate per la
gestazione surrogata: un caso che è tutto meno che esemplare, commendevole.
Ma non è questo il punto, forte-debole, non nella storia, nè nella società: è il ragionamento assurdo. La femminista londinese è una che si fa bella, più di quanto si mostra in foto, con l’“épater le bourgeois”, sparandole grosse, roba otto-novecentesca. La surroga ci sarà, piena, con l’umanità artificiale, cioè col post-umano. Il mammifero, finchéé c’è, ha cara la maternità, il rapporto privilegiato, e la figliolanza - poi, certo, come i dinosauri, anche i mammiferi si estingueranno....
Ma non è questo il punto, forte-debole, non nella storia, nè nella società: è il ragionamento assurdo. La femminista londinese è una che si fa bella, più di quanto si mostra in foto, con l’“épater le bourgeois”, sparandole grosse, roba otto-novecentesca. La surroga ci sarà, piena, con l’umanità artificiale, cioè col post-umano. Il mammifero, finchéé c’è, ha cara la maternità, il rapporto privilegiato, e la figliolanza - poi, certo, come i dinosauri, anche i mammiferi si estingueranno....
“Feminism against Family” è
il sottotitolo. Volendosi il femminismo una rincorsa, c’è sempre bisogno di una
nuova frontiera, di un muro da abbattere. Sarebbe utile “denaturalizzare il
legame madre-figlio”: niente di naturale in questo, molte madri non sentono
nessun legame.
Attualmente la surroga viene
considerata marginale, un mercato costoso, per mandatari ricchi, e gestanti
povere. Una tecnica sociale, spregiudicata. Ma è un qualcosa “fuori dal quadro
familiare” e questo basta a santificarla. La proposta è per “una piena surroga,
nel senso di una domanda di surroga reale”, non servile, non contingente: “Una
comune, una proliferazione di relazioni piuttosto che la continuazione di una
logica proprietaria, biogenetica, familiare nucleare privata, che è il nostro
modello principale di parentela”.
L’obiettivo è scardinare la
famiglia, e in essa “l’esclusività e la supremazia dei genitori ‘biologici’
nelle vite dei minori”. Scardinando la maternità: “La maternità è
potentissimo edificio ideologico”. Ma con l’effetto di ridurre la donna a fattrice,
riproduttrice?
Dopo il maschio, sempre più
un soprammobile, l’abolizione dunque della femmina. A che effetto?
L’uguaglianza? Di chi , per chi, con chi? La logica è illogica, a volte. La
donna hembra della zooterminologia
ispanica è l’ultima cosa cui si penserebbe – l’ultimo sviluppo positivo.
Con una copertina diabolica e
anzi infernale.
Sophie Lewis, Full surrogacy now, Verso, pp. 224,
ril., € 19,50
Nessun commento:
Posta un commento