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mercoledì 8 maggio 2019

L’eredità è sanguinaria di miss Blandish

Una pazza evade dal manicomio, di notte, mentre infuria un uragano,  dopo aver artigliato l’infermiera. È anche un’ereditiera, che però entrerà in possesso dell’eredità solo uscendo dallo status giuridico di folle, con quattordici giorni di libertà cioè fuori dal manicomio. Una giovane bella e problematica, che però non sa di essere matta e ereditiera. Esca a molte cacce, dello sceriffo, di un giornalista, di profittatori, di rapitori e killer.
Il sangue di Carol, il sangue marcio, non è in realtà dell’“orchidea” ma di Slim Grisson, il folle sanguinario che l’Orchidea ha rapito e torturato a morte nel classico “Niente orchidee per Miss Blandish”. - in un ammazzamento seriale, al modo che sarà poi dei film di Peckinpah. Nel 1948, dieci anni dopo “Niente orchidee”, e in contemporanea col film che ne fu tratto, questo è il seguito a sorpresa: miss Blandish ha avuto una figlia nella lunga cattività, dal suo carceriere. Sangue buono, e marcio insieme, scorrerà anche qui, in quantità. Con una differenza: il sangue marcio di Grisson questa volta è messo al servizio del bene. Del bene si dice per dire, della vendetta: per “fare giustizia” dei brutti, sporchi e cattivi.
Tutto falso, molto, in forma di western, alla Leone, e di “giallo all’americana”, di Scerbanenco, con le pistole fumanti dei gangster anni 1930. Non l’hardboiled che vuole l’editore, non alla Chandler, nemmeno alla Hammett, il genere è horror-azione. Ma si corre anche, molto, nella lettura. S’immagina perfino come va a finire, ma questo non dissuade.

James Hadley-Chase, Il sangue dell’orchidea, Polillo, remainders, pp.280 € 7,45


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