mercoledì 29 maggio 2019

L’euro è un invito alla speculazione

L’euro è stato costruito con due errori. Che se non sono riparabili, potrebbero-dovrebbero portare alla sua dissoluzione.  Uno è la catena della “pubblicità” istituzionale, fra le tante istituzioni che governano l’euro, con gli effetti annuncio che ne fanno una moneta da mendicanti in cortile. Non si è mai tanto straparlato di una moneta, da parte delle istituzioni che governano la stessabmoneta, come dell’euro, benché abbia solo tre lustri di vita. Ne possono straparlare i Liikanen, o come si chiama, gli Olli Rehn, i Weidmann, in genere i tedeschi, di nazionalità o di complemento, per fini anche di parte, e bisogna pagarne il conto.
Il danno è evidente. Alla stessa politica della giusta informazione, della pubblicità degli atti pubblici, che viene piegata a beneficio della speculazione, del mercato delle voci. Ma di più, evidentemente, alle banche e alle economie prese di mira. L’esigenza di pubblicità – rendere pubbliche le istanze, i dibattiti, e le decisioni  - che è benemerita, è disastrosa in materia monetaria. Per un “mercato” cioè che vive di voci – anticipazioni, indiscrezioni, preannunci, intenzioni mascherate (c’è anche questo, molti commissari Ue giocano sporco).  In materia monetaria la discrezione è la regola.
Questi comportamenti sono sanzionabili per legge: l’insider trading, la distorsione del mercato, l’aggiotaggio. In diritto internazionale configurano un atto ostile. Ma l’ideologia dell’euro ha silenziato, oltre i media, anche la giustizia. E poi, non siamo in una Europa unita, tutti una famiglia eccetera? Tutto è permesso, ma a danno di alcuni.
L’altro limite dell’euro riguarda un aspetto che è soprattutto italiano: la mancata stabilizzazione dei debiti nazionali prima del varo dell’euro. Un errore – anche Ciampi commetteva errori, anche Prodi – che può riuscire fatale all’Italia, per soffocamento. Il consolidamento è ora difficile, e anzi, secondo le prefiche dell’euro, impossibile. Certamente lo è nell’attuale fase dell’Unione, molto mercantilista sotto la guida di Merkel (mors tua vita mea, la Germania anzitutto). Una moneta ben governata lo consentirebbe, e anzi lo imporrebbe.
Ma il problema peggiore che l’euro pone - e il fiscal compact che gli sta dietro - è l’abolizione della  discrezione, che in materia monetaria è invece essenzale – ne è la sostanza, la moral suasion. Peggiore perché risolvibile, se non per legge, come dovrebbe, almeno per un minimo di accordo politico. Ma non si fa e non si farà.
Il difetto peggiore di questa Europa, di cui non si vede la fine neanche con la punizione del voto, già dismesso, dopo appena 48 ore di apnea, è il “gioco al massacro” delle sue “autorità”, sotto la maschera del dovere istituzionale. Di fatto, è come se l’euro fosse stato costituito per giocare a favore della speculazione, fonte quale è inesauribile di indiscrezioni e minacce.

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