Nato alle lettere come
caricaturista, per via delle “21 ricette pratiche di morte violenta”, che nel
1922, a vent’anni, disegno per addolcire una ragazza di cui s’era innamorato - salvo smuoverne invece il riso, suo e degli
altri amici. E autobiografico a cinquant’anni, per interposta persona, “Io, Aristide
Briand”. Ha esordito, subito famoso, con questo racconto. Quando il partito Comunista
francese in guerra lanciò una rivista culturale, “La pensée libre”, cui lui
aveva aderito e altri invece no, scrisse il primo numero da solo, insieme con
Pierre de Lescure, e tra i tanti scritti del primo nmero incluse questo
“Silenzio del mare”. Era il suo primo racconto, a quaranta e passa anni. “La
pensée libre” fu però sequestrata dagli occupanti tedeschi prima dell’uscita. E
allora Vercors pensò, con Lescure, alle Éditions de Minuit, che pubblicherà le
maggiori opere letterarie francesi negli anni dell’occupazione tedesca. Jean
Bruller di nome, per il suo proprio anonimato scese Vercors, il gruppo delle
Prealpi nel Delfinato. Personalità forte, grande organizzatore negli anni della
Resistenza, finirà nel 1991, dimenticanto.
Una favola vera. Un racconto
surreale reale. Che si apprezza di più conoscendo l’aneddoto che ne è esca. “Vercors”,
la sua famiglia, la casa di famiglia al paese, aveva un inquilino indesiderato,
un militare tedesco, durante l’occupazione. Che però era beneducato, servizievole, premuroso,
salutava sempre per primo, offriva senza iattanza cibi e leccornie. Un giorno
che il futuro Vercos lo incontrò mentre passeggiava con un amico della
Resistenza, il tedesco salutò gentile, e Vercors fece finta di non vederlo.
Insomma, un modo fuori dai canoni di essere nemici. La militanza di “Vercors” comincia
con questo racconto controcorrente, sulla logica Amico\Nemico, d’immediata
larga popolarità..
Vercors, Il silenzio del mare, Einaudi, pp. XXIV + 51 € 8
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