sabato 11 maggio 2019

Putin dall’Eurasia all’Europa


Il più preoccupato dallo sbarco cinese in Europa è Putin. Che per questo è ora il più assiduo e insistente, se non l’unico, propugnatore di una “sicurezza europea” e anzi atlantica.
Primo proponente dell’Eurasia, nella sua prima presidenza, si è visto scavalcare in poco tempo dalla Cina in tutto il sottopancia  asiatico, e nella stessa Europa orientale, ai suoi confini.. Dell’Eurasia puntava a essere il onte, il tramizte tra i due continenti, con una rete di trasporti ferroviari e stradali che necessariamente doveva passare per la Russia, e per i paesi asiatici ex sovietici, a metà ancora oggi russi. Invece la via della Seta si fa via mare, con profuzione di investimenti in tutti i apei asiatici in cui Pechino riesce a mettere piede, dalla Malesia e Singapore all’Est Africa, e nel’Europa orientale e meridionale – Grecia e Italia.
Questa espansione a macchia di leopardo, se obbedisce a una strategia, come è sicuro di ogni cosa cinese, fatica ad avere un senso strategico, se non commerciale, esclusivamente. La Cina occupa gli spazi vuoti, aziende, attività, lavorazioni in crisi, senza però continuità territoriale né consonanza politica. Fuori peraltro dal Nord Africa e il Medio Oriente, dove si alimenta i consumi energetici,  e in genere dal mondo mussulmano. Ma basta a impensierire Putin.
Impedito nel rapporto con Washington dal Russiagate, Putin punta da qualche tempo sull’Europa. In ambito europeo ha in più occasioni detto che va risolta la questione ucraina – la divisione del apese e l’annessione della Crimea. Nel quadro del gruppo dei Quattro,quello degli accordi di Minsk, con Francia e Germania. E più di un disegno ha fatto elaborare di difesa europea.

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