Un film con uno strano effetto
di eco vuota, anche in chi non ha visto o non ricorda l’originale di Dario
Argento. Benché con un cast stellare di primedonne. Promosso da Amazon, che lo
produce, con infinite letture subliminali, che irritano durante la visione perché
semplicemente non ci sono.
Curiosa ripresa. Non un
omaggio intellettuale, ma un’operazione commerciale. Compresa la leva del
quarantennale dell’originale. Con venti milioni di dollari di investimento
dichiarato – ma anche un decimo sarebbe troppi soldi: le immagini sono eleganti,
la sceneggiatura, e lo stesso montaggio, da serie B.
Guadagnino, regista
professionale all’antica, buono a tutto, si presta. Ma senza impegno,
evidentemente. Supernatural horror? Non fosse per Tilda Swinton, che si
applica, si direbbe una parodia.
L’industria del remake è poco gradevole. Equivale alla
copia che usava delle arti classiche, dei marmi, delle pitture. Magari oneste,
ma non un altro originale. Il remake è invece dell’epoca dei multipli, dell’“oggetto
d’arte”, dell’arte seriale. Cioè dell’artigiano, anche buono e ottimo. Ma della
fine dell’estetica.
Luca Guadagnino, Suspiria
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