martedì 14 maggio 2019

Sospiri a vuoto


Un film con uno strano effetto di eco vuota, anche in chi non ha visto o non ricorda l’originale di Dario Argento. Benché con un cast stellare di primedonne. Promosso da Amazon, che lo produce, con infinite letture subliminali, che irritano durante la visione perché semplicemente non ci sono.
Curiosa ripresa. Non un omaggio intellettuale, ma un’operazione commerciale. Compresa la leva del quarantennale dell’originale. Con venti milioni di dollari di investimento dichiarato – ma anche un decimo sarebbe troppi soldi: le immagini sono eleganti, la sceneggiatura, e lo stesso montaggio, da serie B.
Guadagnino, regista professionale all’antica, buono a tutto, si presta. Ma senza impegno, evidentemente. Supernatural horror? Non fosse per Tilda Swinton, che si applica, si direbbe una parodia.
L’industria del remake è poco gradevole. Equivale alla copia che usava delle arti classiche, dei marmi, delle pitture. Magari oneste, ma non un altro originale. Il remake è invece dell’epoca dei multipli, dell’“oggetto d’arte”, dell’arte seriale. Cioè dell’artigiano, anche buono e ottimo. Ma della fine dell’estetica.
Luca Guadagnino, Suspiria

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