Nell’ultimo Montalbano, “Il
cuoco dell’Alcyon”, Camilleri ha ua stupenda ragazza americana, una “buttana” ma
non importa, che si presenta in commissariato, bloccando il traffico, per
denunciare uno scippo. Ma non lo scippo, dei documenti, i valori, la borsa
sottratti, vuple denunciare lo scippatore perché le ha sfiorato il sedere: la
bellissima prostituta d’alto bordo a Vigata si vuole solo vittima di molestie.
Camilleri lo racconta per ridere, ma non si ride.
Il maestro Dudamel alla fine
del terzo e ultimo Beethoven ieri a Santa Cecilia a Roma, tornando sul podio
per ringraziare dell’applauso, a ogni rientro invitava l’orchestra a
condividere l’omaggio, in piedi, sollevando una bella viola bionda sul suo passaggio.
Una, due, tre volte, forse quattro - il successo era travolgente, l’orchestra
ha suonato il quarto tempo della Settima in trance, il pubblico è rimasto in piedi
attonito, plaudendo poi per impulso meccanico, affascinato, che non capita mai a Roma,
la gente alla fine scappa. La cosa è stata messa sullo scherzo dalla stessa orchestra,
mentre la viola sollevata a questo punto arrossiva. Un’altra viola, altrettanto
bella, mora, ha rimproverato il maestro per essere stata trascurata nelle
entrate. Dudamel ha allora rimediato abbracciando insieme una viola donna, in
età, e una maschio insieme. Ne avremmo sentite in America, dove Dudamel è
direttore stabile della Los Angeles Philarmonic, con corteo di avvocati, a
percentuale.
A Parigi due mesi fa una rappresentazione
didascalica delle “Supplici” di Eschilo è stata impedita alla Sorbona da tre
leghe antirazziste, la
Ligue de défense noire africaine (LDNA), la Brigade anti-négrophobie (Ban), e
il Conseil représentatif des associations noires (Cran). Tre organizzazioni anche
in competizione tra di loro, che poi si sono disputate il successo della censura: l’ultima
organizzazione si è accreditato il successo dicendo il dramma di Euripide “propaganda
afrofoba, colonialista e razzista”. L’ellenista che organizzava la rappresentazione,
delle “Supplici” come di altre tragedie greche, Philipe Brunet, si è giustificato
con un lungo comunicato, che così terminava: “Ho fatto rappresentare i Persiani
a Niamey da nigeriani (è nell’ultimo film di Jean Rouch). La mia ultima regina
persiana era nera di pelle e portava una maschera bianca”.
“Le supplici” è reputato uno dei drammi più “repubblicani” e
democratici di Euripide, oltre che molto femminista. Le organizzazioni
antirazziste africane di Parigi, non altrimenti note, protestavano perché le
Danaidi, in fuga dall’Egitto per cercare la libertà in Grecia, si caratterizzavano
in scena per le maschere nere, per distinguersi dai greci, in maschera bianca.
L’altra settimana il governo Macron ha voluto “Le supplici” alla
Sorbona a titolo di risarcimento per la censura subita. Una rappresentazione controllata
da un forte schieramento di polizia, a inviti, altrettanto controllati. Brunet
ha cambiato il colore delle maschere, in oro e argento. Senza trucco
sottostante, se non un colore mattone ai piedi e le mani.
Avevamo l’Inquisizione, avremo la Correzione?
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